In Portu'e Vesme, si depinti fai trbballus de bonifica a una parti de sa discrriga de su ludu arrubiu, sa bonifica est po contu de s'Alcoa. Custa borta puru is impresas chi depint fai is trabballus no funt sardas, diacci e totu cumenti no funt sardus is operaius chi dhoi ant a trabballai. Custa bonifica iat a depi durai casi tres annus, ma po is disocupaus de Portu'e Iscusi e de su Sulcis, no nc'est nimancu sa pimpiralla! Cras nci at essi una manifestara de is disocupaus.
S'istoria sighiri
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Data di iscrizione : 26.02.09
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Località : Bidha'e Cresia
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ancora
Iglesias. La comunicazione dopo la riunione del Consiglio. Il sindaco Carta: «Cinismo inaudito». Occupata la fabbrica
Annuncio choc: la Rockwool chiude
Due mesi e mezzo per la fermata, 200 senza lavoro
La Rockwool ha deciso di chiudere lo stabilimento della lana di roccia di Sa Stoia. La comunicazione a sorpresa ieri al sindaco e alla Rsu.
Un nuovo, durissimo colpo è in arrivo per l'economia del Sulcis Iglesiente. Anche la Rockwool di Iglesias, è ufficiale, chiuderà i battenti nel giro dei prossimi 2 mesi. L'annuncio è arrivato ieri dalla direzione milanese della multinazionale danese, attraverso uno scarno fonogramma inviato al sindaco di Iglesias e alla Rsu di fabbrica, con singolare e, secondo i destinatari del messaggio, “cinico tempismo” rispetto alle iniziative che le istituzioni del territorio avevano appena preso allo scopo di scongiurare il rischio di chiusura della fabbrica di Sa Stoia.
L'ASSEMBLEA Proprio ieri mattina l'amministrazione iglesiente ha tenuto una seduta straordinaria del Consiglio comunale davanti ai cancelli della Rockwool, al termine della quale è stato approvato all'unanimità un ordine del giorno che la Giunta del capoluogo minerario intendeva recapitare a Copenhagen, in cui si chiede al Cda della multinazionale leader nella produzione di coibentanti per l'edilizia, di recedere dai propri (peraltro fino a ieri mai ufficialmente palesati) propositi di chiusura, per avviare con la Regione e le istituzioni locali una trattativa finalizzata alla risoluzione dei problemi dello stabilimento. Per Pierluigi Carta «una simile decisione, adottata con questa tempistica, è un atto di cinismo inaudito, al quale reagiremo opponendoci con ogni mezzo, anche - se sarà il caso - mobilitando i mezzi d'informazione, affinché tutti abbiano chiara la freddezza e la disinvoltura con cui certi imprenditori pretendono di lasciare 200 famiglie in ginocchio andandosene alle prime difficoltà, dopo essersi insediati fruendo di agevolazioni pubbliche anche consistenti». L'iniziativa di ieri ha visto la partecipazione - oltre che della Giunta e dei consiglieri di Iglesias - della Regione, nella persona dell'assessore all'Industria Andreina Farris, del presidente della Provincia Pierfranco Gaviano, dei sindacati confederali, del vescovo di Iglesias Giovanni Paolo Zedda e di diversi sindaci del territorio, rappresentati dal presidente dell'Anci Sardegna Tore Cherchi. L'intento, peraltro raggiunto, era quello di fare quadrato intorno ai 200 lavoratori che rischiano il posto, e individuare nel più breve tempo possibile le vie più adatte ad agevolare il superamento delle difficoltà che la dirigenza aziendale ha evidenziato in precedenti incontri con i sindacati e la Regione.
I SEGNALI Tutto sembrava portare a un certo, seppur cauto, ottimismo, visto che l'azienda aveva ufficialmente negato che la recente apertura di un nuovo stabilimento in Croazia potesse automaticamente determinare la chiusura di quello iglesiente. Inoltre, Pierfranco Gaviano aveva annunciato la concessione dell'Aie, l'Autorizzazione integrata ambientale che avrebbe consentito allo stabilimento di recuperare parte degli scarti di lavorazione reimmettendoli nel ciclo produttivo, riducendo così i costi per lo smaltimento denunciati dall'azienda. Una riduzione che sarebbe stata ancora maggiore una volta andate a buon fine le trattative, avviate recentemente dallo stesso Gaviano, con la Glencore di Portovesme, per consentire alla Rockwool di stoccare i propri residui di lavorazione nella vicina discarica di Genna Luas, ed evitare così i costosi trasporti verso la Toscana.
OCCUPAZIONE Evidentemente nessuna di queste difficoltà, né tanto meno la sempre citata crisi globale dei mercati (che per i prodotti della Rockwool ha un'incidenza relativa), è stata realmente alla base delle ultime scelte del colosso danese. Ieri, all'annuncio della chiusura è scattata la protesta dei dipendenti che hanno occupato lo stabilimento proclamando l'assemblea permanente.
PAOLO MOCCI
17/04/2009
Si funt papaus: s'ou, sa pudha e su riali! Imoi serranta, candu no est nimancu in crisi che atru setori, perou su dinai publicu ispacciara, baccas de mulli no nci ndi funt e intzandus nci boganta achini est trabballendi. Custa fabrica puru, cumenti'e sa Terra Cotta e sa Gold Mining de Furtj, funt arregallus de Giampiero Pinna, bisongiara de diaberus adhi torrai gratzias a custu personagiu. Una fabrica aundi is trabballadoris fiant gestius scetti de CGIL e CISL, in pagus fuedhus unu "gulag". Saludus indipendentistas.
Annuncio choc: la Rockwool chiude
Due mesi e mezzo per la fermata, 200 senza lavoro
La Rockwool ha deciso di chiudere lo stabilimento della lana di roccia di Sa Stoia. La comunicazione a sorpresa ieri al sindaco e alla Rsu.
Un nuovo, durissimo colpo è in arrivo per l'economia del Sulcis Iglesiente. Anche la Rockwool di Iglesias, è ufficiale, chiuderà i battenti nel giro dei prossimi 2 mesi. L'annuncio è arrivato ieri dalla direzione milanese della multinazionale danese, attraverso uno scarno fonogramma inviato al sindaco di Iglesias e alla Rsu di fabbrica, con singolare e, secondo i destinatari del messaggio, “cinico tempismo” rispetto alle iniziative che le istituzioni del territorio avevano appena preso allo scopo di scongiurare il rischio di chiusura della fabbrica di Sa Stoia.
L'ASSEMBLEA Proprio ieri mattina l'amministrazione iglesiente ha tenuto una seduta straordinaria del Consiglio comunale davanti ai cancelli della Rockwool, al termine della quale è stato approvato all'unanimità un ordine del giorno che la Giunta del capoluogo minerario intendeva recapitare a Copenhagen, in cui si chiede al Cda della multinazionale leader nella produzione di coibentanti per l'edilizia, di recedere dai propri (peraltro fino a ieri mai ufficialmente palesati) propositi di chiusura, per avviare con la Regione e le istituzioni locali una trattativa finalizzata alla risoluzione dei problemi dello stabilimento. Per Pierluigi Carta «una simile decisione, adottata con questa tempistica, è un atto di cinismo inaudito, al quale reagiremo opponendoci con ogni mezzo, anche - se sarà il caso - mobilitando i mezzi d'informazione, affinché tutti abbiano chiara la freddezza e la disinvoltura con cui certi imprenditori pretendono di lasciare 200 famiglie in ginocchio andandosene alle prime difficoltà, dopo essersi insediati fruendo di agevolazioni pubbliche anche consistenti». L'iniziativa di ieri ha visto la partecipazione - oltre che della Giunta e dei consiglieri di Iglesias - della Regione, nella persona dell'assessore all'Industria Andreina Farris, del presidente della Provincia Pierfranco Gaviano, dei sindacati confederali, del vescovo di Iglesias Giovanni Paolo Zedda e di diversi sindaci del territorio, rappresentati dal presidente dell'Anci Sardegna Tore Cherchi. L'intento, peraltro raggiunto, era quello di fare quadrato intorno ai 200 lavoratori che rischiano il posto, e individuare nel più breve tempo possibile le vie più adatte ad agevolare il superamento delle difficoltà che la dirigenza aziendale ha evidenziato in precedenti incontri con i sindacati e la Regione.
I SEGNALI Tutto sembrava portare a un certo, seppur cauto, ottimismo, visto che l'azienda aveva ufficialmente negato che la recente apertura di un nuovo stabilimento in Croazia potesse automaticamente determinare la chiusura di quello iglesiente. Inoltre, Pierfranco Gaviano aveva annunciato la concessione dell'Aie, l'Autorizzazione integrata ambientale che avrebbe consentito allo stabilimento di recuperare parte degli scarti di lavorazione reimmettendoli nel ciclo produttivo, riducendo così i costi per lo smaltimento denunciati dall'azienda. Una riduzione che sarebbe stata ancora maggiore una volta andate a buon fine le trattative, avviate recentemente dallo stesso Gaviano, con la Glencore di Portovesme, per consentire alla Rockwool di stoccare i propri residui di lavorazione nella vicina discarica di Genna Luas, ed evitare così i costosi trasporti verso la Toscana.
OCCUPAZIONE Evidentemente nessuna di queste difficoltà, né tanto meno la sempre citata crisi globale dei mercati (che per i prodotti della Rockwool ha un'incidenza relativa), è stata realmente alla base delle ultime scelte del colosso danese. Ieri, all'annuncio della chiusura è scattata la protesta dei dipendenti che hanno occupato lo stabilimento proclamando l'assemblea permanente.
PAOLO MOCCI
17/04/2009
Si funt papaus: s'ou, sa pudha e su riali! Imoi serranta, candu no est nimancu in crisi che atru setori, perou su dinai publicu ispacciara, baccas de mulli no nci ndi funt e intzandus nci boganta achini est trabballendi. Custa fabrica puru, cumenti'e sa Terra Cotta e sa Gold Mining de Furtj, funt arregallus de Giampiero Pinna, bisongiara de diaberus adhi torrai gratzias a custu personagiu. Una fabrica aundi is trabballadoris fiant gestius scetti de CGIL e CISL, in pagus fuedhus unu "gulag". Saludus indipendentistas.