Il Consiglio Regionale della Sardegna
- accertato che lo Stato italiano è largamente responsabile:
1) dell’inquinamento dei siti industriali più importanti della Sardegna;
2) della desertificazione del settore manifatturiero in Sardegna;
3) dell’eccesso di pressione fiscale e tariffaria sulle imprese e sui cittadini;
4) del sistema di regole e privilegi che sta consegnando la Sardegna a poche imprese dominanti, ormai prossime a configurarsi come oligopoli;
5) del tentativo di scaricare sul bilancio regionale i costi del welfare, della scuola e degli enti locali, oltre quelli già a carico della Regione, dei trasporti e della Sanità;
6) della spoliazione culturale derivante da una sistema scolastico monolingue, ostile alla cultura e alla lingua dei sardi, sostanzialmente non diversificato nell’offerta formativa e ormai allontanato dalle aree rurali;
- accertato che la maggior parte dei fondi statali stanziati negli anni passati per l’industrializzazione della Sardegna sono stati consumati da industrie di Stato che poi hanno abbandonato e continuano ad abbandonare la Sardegna;
- ricordato che il patrimonio boschivo e ambientale della Sardegna ha subito i maggiori insulti per le concessioni governative concesse dallo Stato;
- assunto che nei settori della sanità, dei trasporti e della scuola, lo Stato italiano da una parte impone le regole antiquate e oligopolistiche che caratterizzano da sempre la sua storia e la sua cultura, dall’altro scarica interamente i costi di questi diritti sulla fiscalità regionale, cioè sulla ricchezza prodotta dai sardi;
- constatato il privilegio accordato nel tempo dallo Stato italiano alle regioni del Nord Italia in termini di trasferimenti pubblici, di servizi e di infrastrutture, confermato recentemente dalla rimodulazione del riparto di alcuni fondi Europei che ha determinato che nel Sud e nelle Isole sia rimasto poco più del 30% delle risorse originariamente disponibili;
- ricordato che del territorio della Sardegna decidono i sardi e non lo Stato italiano
impegna
la Giunta Regionale a guidare la Sardegna verso una piena e compiuta indipendenza, avviando con lo Stato italiano una procedura di disimpegno istituzionale che preveda un quadro articolato di indennizzi per la Nazione sarda, in ragione di tutte le omissioni, i danni e le sperequazioni che la Sardegna ha subito prima dal Regno e poi dalla Repubblica italiana.
I Consiglieri Regionali
Cagliari, 20 maggio 2009