SARDIGNA NATZIONE INDIPENDENTZIA - UNIDADE INDIPENDENTISTA

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Su Forum de sos Indipendentistas Sardos / Il Forum degli Indipendentisti Sardi


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    U.R.N. Sardinnya ONLINE - Cordoglio per la morte del militare Sardo in Afghanistan

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    Messaggio  Europeista Gio Set 17, 2009 11:24 pm

    Sulla scomparsa del caporalmaggiore Matteo Mureddu in Afghanistan

    Esprimiamo la nostra vicinanza alla famiglia del valoroso Sardo
    Matteo Mureddu, primo caporal-maggiore di stanza in Afghanistan
    per l'Esercito ed originario di Solarussa (OR).
    La sua scomparsa in un vile attentato pone un velo di sconforto su
    quanti, con coraggio, ogni giorno portano avanti la professione con
    alto profilo morale in contesti ostili e sotto una patria italiana
    spesso indifferente. Una indifferenza politica ed economica che
    affonda le sue radici in un malessere sociale che nel territorio si
    trascina dietro lo spettro della disoccupazione: Una della principali
    causali che spingono molti giovani a tentare la carriera militare.

    Con profondo senso del dovere e della dignità.

    17-09-2009.

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    Messaggio  Marku Sab Set 19, 2009 10:58 am

    Il costo dell'ambiguità
    La caccia ai respon­sabili, in una vicen­da come quella di Kabul, è un eserci­zio che non rende omaggio ai morti e diventa spesso occasione di interessati bi­sticci politici. Non è inutile, invece, chiedersi se la pre­senza italiana in Afghani­stan risponda a una ragio­nevole politica nazionale. È giusto inviare «truppe di pace» in un Paese dove si combatte? È giusto esporre i propri soldati alle insidie del nemico, ma evitare al tempo stesso che si com­portino, in tutto e per tut­to, come forze combatten­ti?

    L’invio di truppe in un Paese straniero per creare o mantenere condizioni di pace appartiene alla logica dell’Onu e ai principi della comunità internazionale. E’ stata questa la ragione per cui abbiamo inviato milita­ri in Congo, Libano, Soma­lia, Bosnia e Kosovo. Atten­zione. Nessuna di queste operazioni è stata totalmen­te disinteressata. Siamo an­dati in Iraq, dopo l’occupa­zione americana, perché il governo Berlusconi ritene­va utile, in quelle circostan­ze, essere al fianco degli Stati Uniti. Siamo andati in Libano perché il governo Prodi riteneva che la nostra presenza militare, dopo la guerra israeliana, avrebbe conferito maggiore credibi­lità alla nostra politica me­dio- orientale. Siamo in Af­ghanistan perché gli Stati Uniti hanno chiesto alla Na­to di essere aiutati a sbro­gliare una matassa che la frettolosa guerra di Bush aveva reso particolarmente imbrogliata. Viviamo tem­pi tumultuosi in cui il pre­stigio internazionale di un Paese si misura dalla sua ca­pacità di partecipare a un’operazione militare. Un contingente di truppe è sta­to molto spesso, in questi anni, il prezzo che il Paese doveva pagare per avere un rango internazionale corri­spondente alle sue ambizio­ni. Ciò che ha fatto l’Italia non è sostanzialmente di­verso da ciò che hanno fat­to, tra gli altri, la Gran Bre­tagna, la Francia, la Spa­gna, la Polonia, l’Ucraina e da ultimo, con maggiori dif­ficoltà, la Germania.

    Ma nel caso dell’Italia, co­me per certi aspetti in quel­lo della Germania, esistono peculiarità che hanno con­dizionato la politica dei go­verni. Il Paese è stato mala­mente sconfitto durante la Seconda guerra mondiale e ha sviluppato da allora una «cultura della pace» in cui si sono confuse componen­ti diverse: pensiero cattoli­co, neutralismo, odio per gli Stati Uniti e una conce­zione dogmatica dell’artico­lo della Costituzione in cui l’Italia «ripudia la guerra». I governi hanno dovuto ve­nire a patti con questi senti­menti e hanno creduto di ri­solvere il problema man­dando «truppe di pace» in teatri di guerra. E per di più, come se il tasso d’ambi­guità non fosse già suffi­cientemente elevato, han­no ridotto i bilanci delle Forze Armate al limite della sopravvivenza. È questa la ragione per cui la perdita di un soldato, quando acca­de, appare alla società italia­na molto più inattesa, in­comprensibile e assurda di quanto non appaia in Paesi dove i governi hanno parla­to alla loro opinione pubbli­ca con maggiore chiarezza e hanno fornito ai loro sol­dati le armi di cui avevano bisogno. Forse è giunta an­che per il governo italiano l’ora di dire francamente perché siamo in Afghani­stan e quali siano i rischi da correre. L’ambiguità, do­po i fatti di Kabul, offende il Paese e i suoi morti.


    Sergio Romano
    19 settembre 2009
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    Messaggio  Europeista Sab Set 19, 2009 1:21 pm

    Volevo segnalare la posizione del Fronte Nazionale Siciliano che ci è pervenuta oggi sulla vicenda:

    Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu rendono onore ai Caduti Antonio FORTUNATO, Davide RICCHIUTO, Giandomenico PISTONAMI, Matteo MAREDDU, Roberto VALENTE e Massimiliano RANDINO, tutti "Meridionali", tutti Parà, tutti EROI. Tutti morti nello svolgimento di una missione animata da ideali di pace e di amicizia fra i Popoli.

    L'FNS esprime solidarietà alle famiglie ed a tutto il Corpo Militare impegnato in Afghanistan che vede fra le proprie fila tanti giovani Siciliani di buona volontà.

    In questo momento di raccoglimento e di dolore, l'FNS non entra in valutazioni politiche. Anche se, - per la verità, - è sotto gli occhi di tutti che il modo di governare dei Talebani e il loro modo di pensare e di agire non siano i migliori possibili. Non sembrerebbe, pertanto, consigliabile dare loro la possibilità di espandersi in tutto il Mondo.

    D'altra parte, appare altrettanto inopportuna ed irresponsabile la INGENUITA' degli Alleati Euro-Americani, i quali sembrano indecisi sul dilemma se sia meglio vincere o meglio perdere. E sull'altro dilemma se sia il caso o non di delegare ogni scelta alle rispettive Opposizioni interne, meglio se di cultura antisemitica e ben collegate con l'integralismo islamico più intransigente e più "imperialista".

    Onore ai Caduti, dunque. E nessuno ci venga a dire che quei Martiri siano morti per il compenso di 130 euro al giorno. Il denaro forse ha indotto i Giovani del Sud a trovare un'occupazione dignitosa ed onesta. Ma la generosità e gli Ideali con i quali questi giovani Meridionali e Siciliani vanno nelle zone a rischio e muoiono non sono monetizzabili. Fanno parte della loro Cultura, della loro identità e, ci sia consentito di dirlo, del loro DNA. Dei valori, cioè, nei quali hanno creduto. E mettono al servizio dell'Umanità, a prescindere dalle ideologie politiche e dalle fedi religiose.



    Palermo, 19 Settembre 2009

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    Messaggio  realista Sab Set 19, 2009 10:11 pm

    Naturalmente mi dispiace che siano morti questi soldati "italiani" ma la cosa che mi dispiace ancor di più è che non vengano mai menzionati i 700.000 morti civili Afgani. Forse che questi 6 valgano più di chi muore per difendere la propria terra e mai viene nominato? Quei soldati non dovevano essere li, proprio come non doveva esserci una guerra... con tanti morti innocenti.
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    Marku


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    Messaggio  Marku Sab Set 19, 2009 10:35 pm

    Saludi Realista, beni torrada a su jassu! De pagu puru is bombas ant mortu genti innocenti, chi abetara de biri iscolas, spidalis, invecis dhi si 'onant sa morti! Su problema est donau de su mercau, cussu de sa droga, chi nci siat puru su progetu de fai passai su gasu de sa ex Russia fintzas a su Pakistan no si sciri! Fatu istara, ca, candu sa Russia at circau se spraxi s'ala imperialista cosa sua, casi dexi annus de gherra, is americanus poniant in peis is Rambo afganus, is Talebanus! Oj, custu populu chi est paghendi unu pretziu mannu de custa gherra, narara ca is Talebanus funt terroristas, ca ndi dhu s'ant sciusciaus is turris, bla, bla...A candu po sa perda'e ollu, a candu po sa droga, nci scappara sa gherra, no nc'est ideologia chi aguantiri! Si pensaus a su guadangiu chi nc'est in dinai avattu de una gherra! No sciu chi s'est capitau de biri is fotos in s'Unioni de unu sordau americanu fertu de una bomba contra s'omini, bomba intelligenti, dh'at mutilau! Eja, Europeista seus ancora cussideraus petza de macellu, s'articulu de Romano in su Corriere, poniri in luxi is disgratzias chi creara sa politiga mala, cussa politiga chi at permittiu chi bocessint a Mattei, ca iat cumprendiu ca sa politiga de su scambiu fiada cussa, chi iat essi donau trabballu e progressu a tanti partis de su mundu, sa coperatzioni! Oj, sa Sardigna depiri acciungi un'atru mortu, unu giovunu chi po campai iat circau cussu tipu de trabballu, andai a portai sa paxi, nd'est torrau aintrus de una cascia, cumenti'e y s'atrus fradis sicilianus. Cantu morti e sderruimentu eus a depi biri ancora? Depeus abbarrai abettendi certunus pacifistas chi pipant sa droga chi benniri de inias? Cumenti'e indipendentistas, depeus fai atrus scioberus! Saludus indipendentistas.


    Ultima modifica di Marku il Dom Set 20, 2009 9:17 am - modificato 1 volta.
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    lutzedhu


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    Messaggio  lutzedhu Dom Set 20, 2009 8:43 am

    Europeista ha scritto:Volevo segnalare la posizione del Fronte Nazionale Siciliano che ci è pervenuta oggi sulla vicenda:

    Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu rendono onore ai Caduti Antonio FORTUNATO, Davide RICCHIUTO, Giandomenico PISTONAMI, Matteo MAREDDU, Roberto VALENTE e Massimiliano RANDINO, tutti "Meridionali", tutti Parà, tutti EROI. Tutti morti nello svolgimento di una missione animata da ideali di pace e di amicizia fra i Popoli.

    L'FNS esprime solidarietà alle famiglie ed a tutto il Corpo Militare impegnato in Afghanistan che vede fra le proprie fila tanti giovani Siciliani di buona volontà.

    In questo momento di raccoglimento e di dolore, l'FNS non entra in valutazioni politiche. Anche se, - per la verità, - è sotto gli occhi di tutti che il modo di governare dei Talebani e il loro modo di pensare e di agire non siano i migliori possibili. Non sembrerebbe, pertanto, consigliabile dare loro la possibilità di espandersi in tutto il Mondo.

    D'altra parte, appare altrettanto inopportuna ed irresponsabile la INGENUITA' degli Alleati Euro-Americani, i quali sembrano indecisi sul dilemma se sia meglio vincere o meglio perdere. E sull'altro dilemma se sia il caso o non di delegare ogni scelta alle rispettive Opposizioni interne, meglio se di cultura antisemitica e ben collegate con l'integralismo islamico più intransigente e più "imperialista".

    Onore ai Caduti, dunque. E nessuno ci venga a dire che quei Martiri siano morti per il compenso di 130 euro al giorno. Il denaro forse ha indotto i Giovani del Sud a trovare un'occupazione dignitosa ed onesta. Ma la generosità e gli Ideali con i quali questi giovani Meridionali e Siciliani vanno nelle zone a rischio e muoiono non sono monetizzabili. Fanno parte della loro Cultura, della loro identità e, ci sia consentito di dirlo, del loro DNA. Dei valori, cioè, nei quali hanno creduto. E mettono al servizio dell'Umanità, a prescindere dalle ideologie politiche e dalle fedi religiose.



    Palermo, 19 Settembre 2009

    FNS
    Comente ki no bastet sa retorica de Istatu como fintzas sos indipendentistas keren annunghere pane a broi. Kussos ses sordatos sono mortos in su travallu issoro, gai, comente sutzedit a meta ateros ki no b'estini divisa; onzi travallu cunportat riskios, de travallu si morit, tottu torrat in sos numeros de sas istatisticas.
    Ind'unu tzertu sensu mi aken prus pena cussos mortos tziviles, ki sa malasorte los at kerfitos in su mamentu e in su locu irballatu.
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    Messaggio  Europeista Dom Set 20, 2009 2:09 pm

    Per Realista:

    I Talebani non sono un gruppo etnico-nazionale dell'Afghanistan, sono un movimento politico-militare creato dagli USA dopo l'invasione sovietica di Kabul. Prima non esistevano.
    Quindi la panzana (molto in voga nella sinistra italiana) secondo cui sono "poveri resistenti" contro la NATO...è una bufala colossale.
    L'obiettivo dei Talebani non è liberare l'Afghanistan ma creare il califfato imperialista islamico universale, infatti sono presenti anche in Pakistan ed in zone limitrofe. A questo proposito non esitano a sterminare anche la popolazione afghana che, nonostante i brogli, ha manifestato interesse per la democrazia ed ha scelto il progresso.
    La storia per cui "il popolo afghano vero sono i talebani e il loro modello di vita non è compatibile con il nostro" è una stupidaggine razzista nata nella sinistra occidentale per giustificare un ritiro dei contingenti.
    Il popolo invece vuole vivere nella modernità, chiede sempre scuole, tv, giornali e non vuole vivere nel terrore del medioevo integralista islamico.

    La NATO adesso li sta combattendo perché sono una minaccia ai piani di stabilità nella regione che sono funzionali ai traccianti energetici che servono a tutti, anche all'Europa.
    Nel mondo moderno il concetto di invasione è molto controverso: Gli affari economici non sono più possibili mantenendo eserciti in zone di caos ma solo in stabili democrazie che consentono l'introduzione di un sistema nel mercato globale.
    Non è errato quindi affermare che gli interessi occidentali oggi vanno di pari passo con la democrazia e non è neppure errato affermare che la democrazia sia incompatibile con altre culture, che invece dimostrano di apprezzarla (come in altri contesti).

    In Afghanistan la diplomazia non era possibile proprio perché i Talebani erano stati creati per non trattare alcuna politica.
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    Marku


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    Messaggio  Marku Mer Set 23, 2009 2:04 pm

    Da morti celebrati come eroi. Ma i nostri soldati, da vivi, sono spesso "precari"
    di Bianca Di Giovannitutti gli articoli dell'autore
    Doveva essere un esercito di «professionals», sta diventando una guarnigione di ragazzi senza speranza. Eroi da morti, precari da vivi. Ogni anno circa 45mila giovani tra i 18 e i 25 anni tentano di entrare nell’esercito almeno per un anno. È il primo passo per una carriera in divisa. L’85% di loro proviene dalla Regioni del sud: campania, Calabria, Puglia, Sicilia, Sardegna. Molti entrano nei ranghi, ma dopo più contratti a termine sono messi in congedo: non c’è posto.
    Nel 2007 la Difesa ne ha mandati a casa 500: sono idonei ad entrare nella polizia, ma il posto non c’è per via del blocco del turn-over. Per loro la Difesa ha allestito dei percorsi di formazione, corsi di aggiornamento, riqualificazione. Ma i risultati non ci sono. Si è tentata anche la strada dell’incrocio delle domande con il mondo del lavoro. l’Azienda di elicotteri Agusta, sollecitata dal ministero, aveva offerto 109 posti. Ma l’operazione ricollocazione non è riuscita. Il fatto è che sono tutti giovani del sud, che a nord non hanno né casa, né famiglia. Da soli non ce la fanno con 800 euro al mese. Così, nulla di fatto.
    Sulle oltre 47mila domande presentate due anni fa per un contratto annuale, solo un terzo ce l’ha fatta. E solo un settimo di quelli che volevano proseguire per altri quattro anni - dopo la prima ferma annuale - è riuscito a farlo: poco più di 4mila persone su quasi 28mila domande. Cosa fanno gli altri 23mila? Cercano di restare un altro anno, per ritentare il contratto lungo l’anno successivo. Ma il processo di arruolamento inaugurato con la fine della leva obbligatoria lascia a casa gran parte degli aspiranti soldati, e ne inserisce altrettanti in un meccanismo infernale di «rafferme» (cioè nuovi contrattini a termine), in vista di un’assunzione che rischia di non arrivare mai.
    La manovra triennale varata l’anno scorso, infatti, taglia del 40% le risorse per il reclutamento a partire dal 2010: dei circa 700 milioni necessari 304 vengono sottratti. Con questi numeri le stime sul futuro sono disarmanti. I 78mila volontari di truppa, previsti dal modello professionale, si ridurrebbero a 45mila. Le speranze di chi vuole entrare si riducono sensibilmente: tanto che anche le domande sono previste in calo.
    Nella stessa situazione di precarietà si trovano molte donne. Stando agli ultimi dati forniti dal ministero, tra i volontari a termine dell'esercito c’erano circa 4mila donne nel 2007, quelle della marina non superavano le 600 unità, mentre solo un’ottantina erano in aeronautica. Chi entra ottiene un posto di lavoro spesso sottopagato (45 euro al giorno in Italia) e poco tutelato. Le malattie, per esempio, non sono coperte. In missione di guerra le cifre cambiano: si arriva a una diaria di 150 dollari. Una boccata d’ossigeno, certo. ma anche un rischio economico. Capita spesso, infatti, che con quella una tantum legata alla missione si sfori il tetto consentito per ottenere un alloggio della Difesa, cioè 39mila euro lordi annui.
    Perdere la casa vuol dire molto. Soprattutto perché le caserme sono quasi tutte dislocate nel centro-nord, cioè in zone dai prezzi immobiliari molto alti. le infrastrutture militari italiane, infatti, seguono ancora una geografia legata all’epoca dei due blocchi. Insomma, è una dislocazione da guerra fredda, che prevedeva la costruzione della cosiddetta «soglia di Gorizia». Oggi non è più così, ma le strutture sono rimaste dove erano. Ai passaggi della storia, che hanno abbattuto la cortina di ferro, si è aggiunta l’abolizione della leva obbligatoria. Il risultato è che oggi i giovani militari sono quasi tutti meridionali, costretti a trasferirsi al centro-nord per nessuna ragione plausibile. Truppe costrette spesso al pendolarismo, sradicate dalle famiglie e dalle zone di provenienza. precari e senza cuscinetti, quando il contratto finisce.
    E se si muore, come è accaduto a Kabul? per la famiglia c’è comunque una polizza vita finanziata dalla Difesa, che concede un risarcimento di oltre 400mila euro. In questo caso la copertura è più alta del lavoro civile, dove le morti sul lavoro sono risarcite con cifre molto più basse.

    22 settembre 2009

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