http://www.urn-indipendentzia.com/URN/URN%20Sardinnya%20-%20L%27Opinione%3b%20Esito%20Reg.%202009.pdf
E’ un mix di amarezza e tenerezza la prima sensazione che abbiamo provato nel vedere il sorriso dell’eurodeputata PDL Maddalena Calia la sera del 16 febbraio -nella diretta di Videolina- mentre le veniva chiesto un commento sulla vittoria di Ugo Cappellacci.
In Europa infatti, ai membri di un partito centralista come il PDL (idem per quelli del PD), non è concesso parlare dei problemi per cui i cittadini li hanno eletti.
Nel caso della Calia (a differenza degli eurodeputati leghisti, Scozzesi, Catalani e tanti altri che difendono la loro terra), sotto il nostro centralismo non si può parlare della Sardegna: Non si può parlare di energia; di marchio per i nostri prodotti; di tutela di tutti quei settori economici oggi in crisi, etc. E’ solo concesso sorridere e portare voti.
Ai gonzi al massimo si promette qualche favore in cambio, ne consegue che abbiamo casi di celebri candidati i quali ora non saranno in grado di elargire le migliaia di favori promessi su e giù per la Sardegna. Ci sono addirittura casi in alcune amministrazioni del nord-Sardegna in cui uno stesso candidato ad esempio ha promesso lo stesso favore a 14 persone diverse (famiglie incluse).
Naturalmente accontenteranno solo quelli che hanno portato loro più voti abbandonando il restante tessuto sociale al suo destino ed alla miseria che questo sistema clientelare deve custodire e non certo stravolgere. Ma tanto ai bambaccioni impomatati che importa? Saranno pagati con i soldi delle nostre tasse alla faccia vostra.
D’altra parte, provate a fermare per la strada un gruppo di elettori del PDL o del PD e chiedete loro i
contenuti del programma politico per i quali hanno votato: La risposta la sapete. Nessuno ha la più pallida idea di quali fossero i programmi. Qualche anima candida articolerà uno slogan pre-confezionato e tutti gli altri ripeteranno la solita filastrocca. Dal centrodestra vi diranno che “Soru ci ha messo in ginocchio e bisogna dare un segnale di cambiamento”, dal centrosinistra vi diranno che ha vinto “il prestanome di Arcore senza neppure avere un programma”.
Si tratta di una contesa tra squadre, una competizione che si auto-alimenta in base a tifoserie sui cui contenuti in realtà, se ne sa poco e nulla. Probabilmente perché non esistono.
I contenuti non servono infatti laddove il bipolarismo ha il solito compito di amministrare lo status quo attraverso le clientele e l‘esposizione mediatica di candidati ombra, spesso ombra di se stessi come nel caso di Cappellacci.
Si confermano a grandi linee tutti i nostri pronostici.
Il centrodestra ha vinto, ha vinto grazie all’area autonomista e sardista rappresentata dal Partito Sardo d’Azione (oltre 4%), dalla lista UDS-Sardegna Unita (3% circa) e dal Polo per le Autonomie (o presunte tali) così come ha vinto grazie ad una sigla satellite formata dai Riformatori Sardi, stavolta giunti questi ultimi a circa il 7% di consensi.
Insomma con il Sardismo “abbiamo vinto”, nonostante una campagna elettorale in cui alcuni Sardi quasi si dimenticavano dell’esistenza del PSD’AZ. Ci riesce comunque difficile esultare data la scarsità dei numeri in campo per una robusta coalizione di governo.
Serve un rilancio del Partito e maggiore coraggio nel dialogo sulla sovranità che non può più essere diviso con le altre sigle di coalizione se si vuole ritornare al centro del dibattito e dell’innovazione per quanto concerne l’area identitaria: In lenta ma decisa crescita.
L’Onorevole Maninchedda (PSD’AZ), con oltre 3300 voti personali nel Nuorese, si impone di diritto come uomo chiave di quella fascia politica di sigle che nel territorio hanno fatto la differenza rispetto alla tradizione “rossa” della Provincia.
Possiamo pertanto affermare che il Partito Sardo d’Azione ha retto in maniera più che soddisfacente il contestato (ma necessario) spostamento verso il PDL. Mentre i Rosso Mori, sorti a sinistra per contrastare tale operazione, si sono fermati ad un magro 2,30%.
Nel centrosinistra, che il PD sia diviso tra “Soriani e non Soriani” (a loro volta impegnati nella contesa tra la corrente della Margherita e quella DS), non è un mistero. Ne saranno prova per lungo tempo le facce sbalordite di quegli scrutatori che durante lo spoglio elettorale hanno trovato precise preferenze verso il centrosinistra ma, attraverso il voto disgiunto, anche un voto nella stessa scheda per Cappellacci presidente.
Della costellazione riconducibile alla sinistra radicale che cosa possiamo dire? Che abbiano una endemica propensione al frazionismo è notorio. Speriamo che il Muro di Berlino prima o poi cada anche per loro e capiscano quanto una certa lettura del mondo contemporaneo sia anacronistica.
E’ in questa fascia di critica che possiamo ascrivere la coalizione Unidade Indipendentista guidata da Sollai, che sebbene formata da un gruppo dirigente di qualità, lo stesso non si può dire di certa militanza che si è trascinato dietro ed i cui ottimi temi sono spesso passati in secondo piano rispetto a tutto il resto. Basti osservare una recente trasmissione di Videolina nella quale, mentre tutti gli invitati esponevano la loro visione sociale condita da slogan e surgelati, il rappresentante di U.I. non è stato da meno ed ha fatto sfoggio (contro l’On. La Spisa) di un tema come il G8 che di sicuro non è in cima ai pensieri dei Sardi che non arrivano a fine mese. Il tutto corredato da una simbolistica ed una metodica dialettica poco consona con la società attuale.
Speriamo che qualcuno si assuma delle responsabilità e non nasconda il disastro dietro la solita richiesta di unità verso altre sigle come IRS. L’unità è necessaria, purché questa sia accompagnata da una evidente piattaforma riformista. Aspetto su cui Sardigna Natzione ed AMpI continuano a latitare persistendo nella reiterazione di dogmi e modelli estranei al Popolo Sardo.
IRS rappresenta un evidente successo ma politicamente controverso, si evidenzia il successo personale di alcuni candidati (tra cui quello del Nuorese Bussa) che tuttavia non porta oltre il 2% circa i voti necessari per l’elezione di un candidato per il Consiglio Regionale.
Il successo personale di Gavino Sale invece rispecchia nel suo plusvalore (3% circa) la protesta confluita nel nome di G. Sale di elettori delusi del Partito Socialista e di alcune fasce del PD ostili a Soru (corrente Margherita).
Il risultato finale è che se IRS ha certamente migliorato il suo progetto politico, perfezionando la sua comunicazione e l’indiscusso impegno di tanti volontari e simpatizzanti, il risultato è inferiore alle aspettative e si pone sullo stesso piano della Sardigna Natzione di fine anni ‘90, con l’aggravante che IRS non è neppure disposta al dialogo con forze affini (anch’esse da rilanciare).
Aspetto di rilievo da non sottovalutare: Il successo personale di Soru (nel voto per la candidatura alla Presidenza) è stato per buona parte possibile grazie ad una strategia comunicativa che ha posto nella figura di Mister Tiscali quel sentimento di difesa territoriale che Cappellacci non solo non ha saputo impersonare ma che ha addirittura spinto parecchie unità elettorali a confermare il voto a Soru.
Un sentimento di difesa territoriale che avrebbe dovuto impersonare un Partito Nazionale Sardo.
Abbiamo un grande sconfitto ed un grande vincitore in queste elezioni regionali, si tratta di due facce della stessa medaglia. Non stiamo parlando di PD e PDL, stiamo parlando dell’identitarismo:
Il suo contributo indiretto nel voto che ha permesso la vittoria del centrodestra ed il suo contributo nel voto che ha permesso il successo personale di Soru sarà un aspetto di cui tenere conto.
L’esercito di schede nulle ed astenuti equivale ad un timbro di conferma per cui una parte dell’elettorato ha intuito tutta l’inutilità di consegnare il voto in mano a questo teatrino bipolare.
Migliaia di schede bianche ed oltre 300.000 elettori non si sono presentati all’appuntamento elettorale.
In quanto alla vittoria in se del PDL rispetto al PD, dimissioni di Veltroni a parte, che cosa volete che cambi per la Sardegna?
Grazie per l’attenzione.
U.R.N. Sardinnya ONLINE
www.urn-indipendentzia.com
E’ un mix di amarezza e tenerezza la prima sensazione che abbiamo provato nel vedere il sorriso dell’eurodeputata PDL Maddalena Calia la sera del 16 febbraio -nella diretta di Videolina- mentre le veniva chiesto un commento sulla vittoria di Ugo Cappellacci.
In Europa infatti, ai membri di un partito centralista come il PDL (idem per quelli del PD), non è concesso parlare dei problemi per cui i cittadini li hanno eletti.
Nel caso della Calia (a differenza degli eurodeputati leghisti, Scozzesi, Catalani e tanti altri che difendono la loro terra), sotto il nostro centralismo non si può parlare della Sardegna: Non si può parlare di energia; di marchio per i nostri prodotti; di tutela di tutti quei settori economici oggi in crisi, etc. E’ solo concesso sorridere e portare voti.
Ai gonzi al massimo si promette qualche favore in cambio, ne consegue che abbiamo casi di celebri candidati i quali ora non saranno in grado di elargire le migliaia di favori promessi su e giù per la Sardegna. Ci sono addirittura casi in alcune amministrazioni del nord-Sardegna in cui uno stesso candidato ad esempio ha promesso lo stesso favore a 14 persone diverse (famiglie incluse).
Naturalmente accontenteranno solo quelli che hanno portato loro più voti abbandonando il restante tessuto sociale al suo destino ed alla miseria che questo sistema clientelare deve custodire e non certo stravolgere. Ma tanto ai bambaccioni impomatati che importa? Saranno pagati con i soldi delle nostre tasse alla faccia vostra.
D’altra parte, provate a fermare per la strada un gruppo di elettori del PDL o del PD e chiedete loro i
contenuti del programma politico per i quali hanno votato: La risposta la sapete. Nessuno ha la più pallida idea di quali fossero i programmi. Qualche anima candida articolerà uno slogan pre-confezionato e tutti gli altri ripeteranno la solita filastrocca. Dal centrodestra vi diranno che “Soru ci ha messo in ginocchio e bisogna dare un segnale di cambiamento”, dal centrosinistra vi diranno che ha vinto “il prestanome di Arcore senza neppure avere un programma”.
Si tratta di una contesa tra squadre, una competizione che si auto-alimenta in base a tifoserie sui cui contenuti in realtà, se ne sa poco e nulla. Probabilmente perché non esistono.
I contenuti non servono infatti laddove il bipolarismo ha il solito compito di amministrare lo status quo attraverso le clientele e l‘esposizione mediatica di candidati ombra, spesso ombra di se stessi come nel caso di Cappellacci.
Si confermano a grandi linee tutti i nostri pronostici.
Il centrodestra ha vinto, ha vinto grazie all’area autonomista e sardista rappresentata dal Partito Sardo d’Azione (oltre 4%), dalla lista UDS-Sardegna Unita (3% circa) e dal Polo per le Autonomie (o presunte tali) così come ha vinto grazie ad una sigla satellite formata dai Riformatori Sardi, stavolta giunti questi ultimi a circa il 7% di consensi.
Insomma con il Sardismo “abbiamo vinto”, nonostante una campagna elettorale in cui alcuni Sardi quasi si dimenticavano dell’esistenza del PSD’AZ. Ci riesce comunque difficile esultare data la scarsità dei numeri in campo per una robusta coalizione di governo.
Serve un rilancio del Partito e maggiore coraggio nel dialogo sulla sovranità che non può più essere diviso con le altre sigle di coalizione se si vuole ritornare al centro del dibattito e dell’innovazione per quanto concerne l’area identitaria: In lenta ma decisa crescita.
L’Onorevole Maninchedda (PSD’AZ), con oltre 3300 voti personali nel Nuorese, si impone di diritto come uomo chiave di quella fascia politica di sigle che nel territorio hanno fatto la differenza rispetto alla tradizione “rossa” della Provincia.
Possiamo pertanto affermare che il Partito Sardo d’Azione ha retto in maniera più che soddisfacente il contestato (ma necessario) spostamento verso il PDL. Mentre i Rosso Mori, sorti a sinistra per contrastare tale operazione, si sono fermati ad un magro 2,30%.
Nel centrosinistra, che il PD sia diviso tra “Soriani e non Soriani” (a loro volta impegnati nella contesa tra la corrente della Margherita e quella DS), non è un mistero. Ne saranno prova per lungo tempo le facce sbalordite di quegli scrutatori che durante lo spoglio elettorale hanno trovato precise preferenze verso il centrosinistra ma, attraverso il voto disgiunto, anche un voto nella stessa scheda per Cappellacci presidente.
Della costellazione riconducibile alla sinistra radicale che cosa possiamo dire? Che abbiano una endemica propensione al frazionismo è notorio. Speriamo che il Muro di Berlino prima o poi cada anche per loro e capiscano quanto una certa lettura del mondo contemporaneo sia anacronistica.
E’ in questa fascia di critica che possiamo ascrivere la coalizione Unidade Indipendentista guidata da Sollai, che sebbene formata da un gruppo dirigente di qualità, lo stesso non si può dire di certa militanza che si è trascinato dietro ed i cui ottimi temi sono spesso passati in secondo piano rispetto a tutto il resto. Basti osservare una recente trasmissione di Videolina nella quale, mentre tutti gli invitati esponevano la loro visione sociale condita da slogan e surgelati, il rappresentante di U.I. non è stato da meno ed ha fatto sfoggio (contro l’On. La Spisa) di un tema come il G8 che di sicuro non è in cima ai pensieri dei Sardi che non arrivano a fine mese. Il tutto corredato da una simbolistica ed una metodica dialettica poco consona con la società attuale.
Speriamo che qualcuno si assuma delle responsabilità e non nasconda il disastro dietro la solita richiesta di unità verso altre sigle come IRS. L’unità è necessaria, purché questa sia accompagnata da una evidente piattaforma riformista. Aspetto su cui Sardigna Natzione ed AMpI continuano a latitare persistendo nella reiterazione di dogmi e modelli estranei al Popolo Sardo.
IRS rappresenta un evidente successo ma politicamente controverso, si evidenzia il successo personale di alcuni candidati (tra cui quello del Nuorese Bussa) che tuttavia non porta oltre il 2% circa i voti necessari per l’elezione di un candidato per il Consiglio Regionale.
Il successo personale di Gavino Sale invece rispecchia nel suo plusvalore (3% circa) la protesta confluita nel nome di G. Sale di elettori delusi del Partito Socialista e di alcune fasce del PD ostili a Soru (corrente Margherita).
Il risultato finale è che se IRS ha certamente migliorato il suo progetto politico, perfezionando la sua comunicazione e l’indiscusso impegno di tanti volontari e simpatizzanti, il risultato è inferiore alle aspettative e si pone sullo stesso piano della Sardigna Natzione di fine anni ‘90, con l’aggravante che IRS non è neppure disposta al dialogo con forze affini (anch’esse da rilanciare).
Aspetto di rilievo da non sottovalutare: Il successo personale di Soru (nel voto per la candidatura alla Presidenza) è stato per buona parte possibile grazie ad una strategia comunicativa che ha posto nella figura di Mister Tiscali quel sentimento di difesa territoriale che Cappellacci non solo non ha saputo impersonare ma che ha addirittura spinto parecchie unità elettorali a confermare il voto a Soru.
Un sentimento di difesa territoriale che avrebbe dovuto impersonare un Partito Nazionale Sardo.
Abbiamo un grande sconfitto ed un grande vincitore in queste elezioni regionali, si tratta di due facce della stessa medaglia. Non stiamo parlando di PD e PDL, stiamo parlando dell’identitarismo:
Il suo contributo indiretto nel voto che ha permesso la vittoria del centrodestra ed il suo contributo nel voto che ha permesso il successo personale di Soru sarà un aspetto di cui tenere conto.
L’esercito di schede nulle ed astenuti equivale ad un timbro di conferma per cui una parte dell’elettorato ha intuito tutta l’inutilità di consegnare il voto in mano a questo teatrino bipolare.
Migliaia di schede bianche ed oltre 300.000 elettori non si sono presentati all’appuntamento elettorale.
In quanto alla vittoria in se del PDL rispetto al PD, dimissioni di Veltroni a parte, che cosa volete che cambi per la Sardegna?
Grazie per l’attenzione.
U.R.N. Sardinnya ONLINE
www.urn-indipendentzia.com