Mi faghio unu pessamentu supra su RdCS e lu kerio fagher presente peri a bois. No pessades ki kusta sorta de fundu economicu, intzentivet sa mandronia de sos jovanos sardos? De sa serie ki unu pitzoku, mankari bessidu dae s'iskola superiore, non tenende gana de istudiare sighinde a s'unversidade e manku de triballare, kirket de s'aprofittare de su RdCS e sighit a no fagher nudda? Dae sos 18 annos finas a kando potet sighire unu jovanu a tenner derittu de su RdCS? Saludos
1.1 - Reddito di cittadinanza sarda (salario sociale).
Una prima ed efficace misura per tamponare ed arginare il fenomeno della disoccupazione è il
reddito di cittadinanza.
Si tratta di un salario sociale erogato da specifici enti (Uffici del Lavoro Sardo), a partire dal
18° anno di età, a tutti i cittadini sardi in caso di mancata occupazione(studenti universitari e
specializzandi inclusi).
La tutela costituita dal reddito di cittadinanza vuole agire nell’effettività i presupposti
egualitaristici(nelle opportunità) di uno stato democratico, sanando quei gap, quelle
lacune che nell’attuale schema societario riguardano le garanzie alle quali ogni essere umano
ha comunque diritto per poter vivere una vita dignitosa.
Il reddito di cittadinanza infatti, oltre a rappresentare un minimo supporto per l’autonomia
dell’individuo(il cui destino viene così sottratto, almeno in parte, all’arbitrio del mercato),
costituisce un argine ferreo al livellamento delle retribuzioni e delle condizioni salariali. La sua
stessa esistenza impedisce, e legittima l’illegalizzazione, di qualsiasi forma lavorativa che
scivoli sotto determinati standards retributivi e qualitativi. Il ricatto del lavoro in nero ed
interinale, a condizioni di puro sfruttamento, verrebbe meno per la presenza di una fonte di
sostentamento il cui importo rappresenterebbe una soglia sotto la quale nessuna
retribuzione potrebbe scendere.
Tale misura dunque non solo agisce sul piano quantitativo, estendendo la tutela degli
inalienabili diritti umani, ma anche su un piano qualitativo: e questo sia nel momento in cui va
a porre fuori dalla liceità le forme del lavoro che si trovano al di sotto di istituiti parametri
minimi, sia nel momento in cui stabilisce che in una comunità un cittadino, in quanto essere
umano, non può essere qualificato unicamente in base alla propria rendita sul piano della
produzione; ed in tal senso non può vedere la realizzazione dei suoi diritti dipendere dal
maggior o minor inserimento in ambito produttivo o dirigenziale.
Le garanzie sociali sono un diritto di ogni essere umano, poiché costituiscono la base minima
per poter aspirare ad una parità di opportunità nei processi societari.
In questo contesto storico ci sembra si tratti di una proposta realistica, ben diretta ad
abbozzare le alternative ad un modello economico ed esistenziale di tipo neo-liberista e
mercantilista.
Il Reddito di Cittadinanza Sarda (RdCS) vuole essere alieno alla logica assistenzialista e
parassitaria in cui cadrebbe inevitabilmente se questo venisse inteso come semplice
ammortizzare della progressiva “precarizzazione”: cioè se fosse inteso solo come uno
strumento che non combatte ma lenisce ed argina blandamente gli effetti negativi della ormai
costante instabilità lavorativa. Il RdCS è organico ad una più ampia e articolata azione di lotta,
coerente con una visione sociale del lavoro e delle conseguenti progettualità politiche che,
seppur in una logica riformista e graduale, portano in nuce un progetto di organizzazione
anticapitalista.
In estrema sintesi il RdCS non deve essere garanzia, per giunta pagata dai lavoratori, per
poter portare avanti l’opera di disintegrazione del diritto al lavoro, a tutto vantaggio di
mercanti e usurai. L’inevitabile peso della crisi sociale, derivante dall’alienazione, dallo
sfruttamento e dalla costante pressione che un futuro sempre incerto porta con sé, non deve
essere pagato dalle classi lavoratrici.
1.1 - Reddito di cittadinanza sarda (salario sociale).
Una prima ed efficace misura per tamponare ed arginare il fenomeno della disoccupazione è il
reddito di cittadinanza.
Si tratta di un salario sociale erogato da specifici enti (Uffici del Lavoro Sardo), a partire dal
18° anno di età, a tutti i cittadini sardi in caso di mancata occupazione(studenti universitari e
specializzandi inclusi).
La tutela costituita dal reddito di cittadinanza vuole agire nell’effettività i presupposti
egualitaristici(nelle opportunità) di uno stato democratico, sanando quei gap, quelle
lacune che nell’attuale schema societario riguardano le garanzie alle quali ogni essere umano
ha comunque diritto per poter vivere una vita dignitosa.
Il reddito di cittadinanza infatti, oltre a rappresentare un minimo supporto per l’autonomia
dell’individuo(il cui destino viene così sottratto, almeno in parte, all’arbitrio del mercato),
costituisce un argine ferreo al livellamento delle retribuzioni e delle condizioni salariali. La sua
stessa esistenza impedisce, e legittima l’illegalizzazione, di qualsiasi forma lavorativa che
scivoli sotto determinati standards retributivi e qualitativi. Il ricatto del lavoro in nero ed
interinale, a condizioni di puro sfruttamento, verrebbe meno per la presenza di una fonte di
sostentamento il cui importo rappresenterebbe una soglia sotto la quale nessuna
retribuzione potrebbe scendere.
Tale misura dunque non solo agisce sul piano quantitativo, estendendo la tutela degli
inalienabili diritti umani, ma anche su un piano qualitativo: e questo sia nel momento in cui va
a porre fuori dalla liceità le forme del lavoro che si trovano al di sotto di istituiti parametri
minimi, sia nel momento in cui stabilisce che in una comunità un cittadino, in quanto essere
umano, non può essere qualificato unicamente in base alla propria rendita sul piano della
produzione; ed in tal senso non può vedere la realizzazione dei suoi diritti dipendere dal
maggior o minor inserimento in ambito produttivo o dirigenziale.
Le garanzie sociali sono un diritto di ogni essere umano, poiché costituiscono la base minima
per poter aspirare ad una parità di opportunità nei processi societari.
In questo contesto storico ci sembra si tratti di una proposta realistica, ben diretta ad
abbozzare le alternative ad un modello economico ed esistenziale di tipo neo-liberista e
mercantilista.
Il Reddito di Cittadinanza Sarda (RdCS) vuole essere alieno alla logica assistenzialista e
parassitaria in cui cadrebbe inevitabilmente se questo venisse inteso come semplice
ammortizzare della progressiva “precarizzazione”: cioè se fosse inteso solo come uno
strumento che non combatte ma lenisce ed argina blandamente gli effetti negativi della ormai
costante instabilità lavorativa. Il RdCS è organico ad una più ampia e articolata azione di lotta,
coerente con una visione sociale del lavoro e delle conseguenti progettualità politiche che,
seppur in una logica riformista e graduale, portano in nuce un progetto di organizzazione
anticapitalista.
In estrema sintesi il RdCS non deve essere garanzia, per giunta pagata dai lavoratori, per
poter portare avanti l’opera di disintegrazione del diritto al lavoro, a tutto vantaggio di
mercanti e usurai. L’inevitabile peso della crisi sociale, derivante dall’alienazione, dallo
sfruttamento e dalla costante pressione che un futuro sempre incerto porta con sé, non deve
essere pagato dalle classi lavoratrici.