SARDIGNA NATZIONE INDIPENDENTZIA - UNIDADE INDIPENDENTISTA

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Su Forum de sos Indipendentistas Sardos / Il Forum degli Indipendentisti Sardi


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    Marku


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    Messaggio  Marku Dom Set 13, 2009 1:14 pm

    Portovesme. Situazione gravissima in fabbrica, i sindacati preoccupati per i posti di lavoro
    Arpas, ultimatum all'Alcoa

    La Sala Elettrolisi adesso rischia la chiusura

    Domenica 13 settembre 2009
    Continua l'allarme-inquinamento nello stabilimento di Portovesme. L'Arpas e il Noe dopo un'ispezione hanno chiesto all'Alcoa di intervenire urgentemente per fermare le emissioni di fluoro. Ieri sono state bloccate altre due celle elettrolitiche.
    U ltimatum all'Alcoa: le emissioni di fluoro dovranno cessare entro pochi giorni. C'è il rischio reale che la Sala Elettrolisi possa essere fermata per inquinamento. L'ispezione di Arpas, Noe e Provincia effettuata venerdì si è conclusa con un verdetto preoccupante per la fabbrica di alluminio.
    SITUAZIONE GRAVISSIMA Gli ispettori hanno rilevato una situazione gravissima in Sala Elettrolisi e hanno dato all'Alcoa pochi giorni di tempo per superare il problema. Ieri mattina l'azienda ha convocato d'urgenza la Rsu di fabbrica per comunicare ai delegati quanto sia delicata la situazione: tutti gli accorgimenti tecnici che potevano ripristinare la funzionalità delle celle elettrolitiche sono già stati presi, sono state potenziate le squadre, incrementati gli straordinari.
    Ma è una strategia che dovrebbe dare i suoi frutti nel giro di qualche settimana (c'è chi dice un mese e mezzo), mentre l'emergenza ambientale non può più attendere: le autorità hanno concesso solo pochi giorni di tempo. Poi ogni scenario sarà plausibile, se l'inquinamento non verrà bloccato alla fonte. Inclusa la fermata della Sala Elettrolisi, che ovviamente avrebbe effetti devastanti per l'intera produzione. «La situazione è drammatica - dicono Stefano Lai, Sergio Pisu, Massimo Cara, Massimiliano Basciu, Roberto Ballocco e Andrea Cuccu della Rsu di fabbrica - anche le autorità hanno verificato quanto sia allarmante l'aspetto ambientale in questo momento». E infatti Noe e Arpas hanno dato poco tempo alla multinazionale americana per eliminare le emissioni di fluoro ed altre sostanze, dovute al cattivo funzionamento delle celle elettrolitiche. A proposito, ieri ne sono state bloccate altre due, così le celle ferme sono ora 52 su 326.
    LAVORO A RISCHIO «È uno dei momenti più difficili nella storia dello stabilimento - dicono Pierpaolo Gai e Bruno Usai, della Rsu - ma non permetteremo che si mettano a rischio i posti di lavoro». L'emergenza in corso all'Alcoa ha provocato anche una rottura sindacale all'interno della Rsu di fabbrica. Infatti mentre i delegati della Fiom Cgil hanno chiesto ufficialmente all'azienda che venga riconosciuta un'indennità di disagio ai lavoratori, che stanno mettendo il massimo impegno per risolvere la crisi operando in condizioni ambientali particolarmente difficili, i delegati di Cub, Cisl e Uil si sono dissociati dalla richiesta, comunicando all'azienda di volere incontri separati dalla Cgil per la riunione del prossimo martedì. Cub, Cisl e Uil hanno rigettato l'idea dell'indennità disagio ai lavoratori, specificando che in questo momento ogni euro disponibile deve essere speso per risolvere l'emergenza ambientale.
    Intanto, in seguito all'ispezione dell'Arpas in fabbrica, fioccano polemiche da Portoscuso.
    LA PROTESTA «Il nostro Comune, che attraverso la popolazione pagherà le conseguenze più salate di queste continue emissioni di fluoro - dice Angelo Cremone, consigliere comunale di opposizione - non ha nemmeno ricevuto il verbale dell'Arpas. Non sappiamo quali prescrizioni sono state fatte all'Alcoa, quanto è grave il danno ambientale. Nessuna informazione certa, mentre sarebbe doverosa la massima trasparenza, visto che i cittadini, loro malgrado, da settimane respirano quelle sostanze dannosissime».
    ANTONELLA PANI
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    Marku


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    Messaggio  Marku Mar Set 22, 2009 10:23 am

    Portovesme. I Verdi: «Effetti devastanti sulla salute delle persone». Ora la decisione della Provincia
    Alcoa, inquinamento da fluoro
    L'Arpas certifica: emissioni sei volte il consentito

    Un tenore di fluoro che supera di sei volte il limite consentito. L'emergenza ambientale attorno allo stabilimento dell'Alcoa di Portovesme è stato certificato dall'Agenzia regionale per l'ambiente che ieri ha reso noti i risultati delle analisi sui campioni.
    La realtà è ancora peggiore dell'immaginazione: la concentrazione di fluoro nell'aria attorno allo stabilimento dell'alluminio dell'Alcoa di Portovesme è più di sei volte il massimo consentito dalla legge.
    A fugare i dubbi sui livelli di inquinamento registrati attorno alla fabbrica della multinazionale americana in seguito agli inconvenienti che hanno messo fuori uso una sessantina di celle elettrolitiche è stata l'Agenzia regionale per l'Ambiente. Un report pubblicato sul sito ufficiale rivela finalmente i risultati delle analisi effettuati sui dati raccolti dalle centraline di rilevamento. Ebbene sono cifre da far paura. La concentrazione di fluoro riscontrata, infatti, si attesta sul 124 microgrammi per normalmetrocubo. Il limite consentito, lo precisano gli stessi tecnici dell'Arpas. è di 20 milcrogrammi. Significa che le concentrazioni di fluoro riscontrate superano di oltre sei volte la soglia ammessa dalle leggi.
    LE ANALISI Un dato sul quale già nella tarda mattinata circolavano le prime indiscrezioni anche se dalla Provincia continuavano a escludere l'esistenza di comunicazioni ufficiali in merito. Ma era stato Angelo Cremone, consigliere comunale dei Verdi di Portoscuso a lanciare il primo allarme sull'accertamento di «concentrazioni di fluoro ben superiori al limite consentito».
    «Ho saputo seppure ufficiosamente che sarebbero state rilevati tenori di fluoro di 124 microgrammi per normalmetrocubo - aveva rivelato Cremone - sarebbero risultati gravissimi, concentrazioni che senza dubbio hanno degli effetti devastanti sulla salute. Non dimentichiamoci che già sugli animali sono stati riscontrati casi di fluorosi cronica».
    L'ALLARME I risultati dovrebbero essere depositati già questa mattina in Municipio a Portoscuso. «Così conosceremo anche i punti nei quali sono stati prelevati i campioni delle analisi - aggiunge Angelo Cremone - perché ho il sospetto che non si riferiscano a quelle zone (come Paringianu o la centrale Enel ) dove, secondo le nostre osservazioni, le ricadute erano più pesanti».
    Eppure, ieri mattina a Iglesias, nel corso di un incontro con l'assessore all'Ambiente, Bruno Pissard, i vertici aziendali dell'Alcoa (presenti anche le organizzazioni sindacali) avevano assicurato che la situazione stava rientrando nella normalità. «L'Alcoa ha spiegato quali accorgimenti e quali strategie ha utilizzato e sta utilizzando per affrontare questa particolare situazione che si è creata in Sala elettrolisi. Ci sono circa 60 celle ferme, che sono quelle che presentavano una maggiore criticità ambientale», aveva riferito l'assessore Pissard.
    LA DIFFIDA Ora, alla luce dei dati comunicati dall'Arpas, bisognerà vedere quali decisioni assumerà proprio la Provincia che aveva diffidato l'Alcoa imponendo la riduzione delle emissioni inquinanti entro i limiti consentiti pena la fermata degli impianti.
    L'emergenza fluoro risale a quasi un mese fa quando una serie di anomalie nel funzionamento delle celle elettrolitiche aveva provocato l'emissione di fumi e polveri che hanno fatto scattare l'allarme ambientale. È stato allora che dalla Provincia era partito l'ultimatum.
    ANTONELLA PANI

    22/09/2009
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    Messaggio  Marku Mer Set 23, 2009 1:59 pm

    Le emissioni di fluoro all'Alcoa:
    paura tra gli abitanti di Portoscuso
    I risultati dell'Agenzia regionale per l'Ambiente, che ha evidenziato un livello di fluoro sei volte superiore al limite consenstito, stanno creando preoccupazione tra gli abitanti di Portoscuso e tra i lavoratori dell'Alcoa
    Idati dell'Arpas sulle anomali emissioni di fluoro dallo stabilimento dell'alluminio di Portovesme stanno creando allarme e preoccupazione tra gli abitanti di Portoscuso e tra gli stessi lavoratori dell'Alcoa. Diversi cittadini hanno chiesto l'intervento della prefettura anche perché dal Comune dalla Provincia le decisioni vengono rimandate a quando si avrà un quadro più completo deli risultati dei rilievi ambientali effettuati dall'Agenzia regionale. Intanto ieri i lavoratori della Sala elettrolisi dell'Alcoa hanno chiesto e ottenuto dalla direzione aziendale il blocco di altre celle elettrolittiche dove la temperatura aveva superato i mille gradi perché in quelle condizioni si sarebbero verificate le maggiori emissioni di fluoro.
    Mercoledì 23 settembre 2009 06.43
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    Marku


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    Messaggio  Marku Mer Set 23, 2009 2:00 pm

    Porto Torres, accordo di programma
    per la bonifica dell'area industriale

    L'intesa questa mattina al ministero dell'Ambiente. Otto milioni di euro per risanare sei aree, tra cui l'ex cava di tufo che dista pochi chilometri da Porto Torres
    E' stato firmato questa mattina al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio l'accordo di programma per l'avvio delle bonifiche nell'area industriale di Porto Torres. Anche il Comune di Sassari era presente per siglare l'accordo che consentirà di risanare l'ex discarica di Calancoi, un'area complessiva di circa centomila metri cubi, situata a nord della valle Bunnari. Su precisa richiesta dell'Amministrazione comunale e in accordo con l'Assessorato regionale dell'Ambiente, l'anno scorso il Ministero aveva accolto la riperimetrazione dell'area Sin di Porto Torres, inserendo la discarica di Calancoi tra i siti di interesse nazionale, per i quali il Governo aveva già previsto nel marzo del 2005 un finanziamento pari ad otto milioni di euro da destinare alle bonifiche dell'aree interessate. Due milioni di euro verranno destinati dal Ministero per risanare l'ex cava di tufo distante circa 12 chilometri dal mare e ad un solo chilometro dal centro abitato. A questi verrà aggiunto un altro milione di euro da parte della Regione Sardegna, sempre su preciso finanziamento da parte del Ministero all'Ambiente.
    Martedì 22 settembre 2009 20.54

    In Portu Durre, nc'est un'atra musica!
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    Messaggio  Marku Gio Set 24, 2009 11:03 am

    Eurallumina, disastro ambientale?
    Sequestrati i bacini dei fanghi rossi
    SIGILLI ALL'INGRESSO DELL'AREA DEI BACINI EURALLUMINA
    I carabinieri hanno sequestrato due enormi bacini in cui l'Eurallumina stocca i fanghi rossi. La Procura indaga per disastro ambientale.
    Se non fosse stato per quel tubo rotto, chissà: forse il problema dell'inquinamento delle falde acquifere non sarebbe esploso. Certo non con la forza dirompente di un sequestro preventivo di due bacini dell'Eurallumina di Portovesme e dalla sala pompe Enel, pertinenza della centrale elettrica di Portoscuso. E allora, nonostante le pur gravi ripercussioni sull'occupazione, c'è quasi da guardare con favore a quel fiume rossastro sgorgato dal terreno il 29 marzo scorso fino ad allagare la strada che attraversa il polo industriale di Portovesme. La fotografia che documentava un allarme ambientale grande è finita sul giornale e la Procura di Cagliari ha deciso che non c'era tempo da perdere: ha incaricato i carabinieri del nucleo operativo ecologico e in poco tempo le indagini hanno svelato una situazione più grave del problema contingente, che pure non era una fesseria. La rottura della tubatura che trasporta le acque di falda affioranti in una vasca dell'Eurallumina aveva causato la fuoriuscita di quelli che sono a tutti gli effetti rifiuti speciali. Ma il peggio era tutto da scoprire: nelle falde sotterranee dell'area circostante sono stati rilevati metalli pesanti come fluoruri, boro, manganese e arsenico oltre i limiti consentiti dalla legge. L'Arpas (l'agenzia regionale che si occupa di inquinamento ambientale) e la Provincia di Carbonia hanno monitorato le acque fino al maggio 2009, quindi anche in epoca successiva alla sospensione del ciclo produttivo. L'idea è che i due bacini in cui l'Eurallumina raccoglie i fanghi rossi, residuo della lavorazione della bauxite, non siano impermeabili. E se davvero così fosse, allora vorrebbe dire che sia quello vecchio esteso per 125 ettari e alto come una collina sia quello nuovo di 55 ettari, in cui sono stati stoccati la bellezza di 18 milioni di metri cubi di fanghi rossi, hanno compromesso seriamente l'ambiente. Con gravi rischi per la salute pubblica. Di lì la richiesta del pm Marco Cocco, accolta dal gip Daniela Amato, per il sequestro preventivo dei due bacini. Il provvedimento, motivato dal giudice in 15 fittissime pagine, è stato notificato ieri mattina da i Carabinieri del Noe (al comando del capitano Angelo Murgia) e della Compagnia di Iglesias ai responsabili dell'Eurallumina e dell'Enel: si ipotizza il reato di disastro ambientale, per il momento contro ignoti. Anche se è facile immaginare che ora gli inquirenti si concentreranno sulle singole responsabilità. Non si tratta di accertamenti semplicissimi perché questa vicenda si inserisce in un'area dove l'equilibrio ambientale è compromesso da tempo. Eppure proprio per questo motivo la situazione provocata dai bacini dell'Eurallumina potrebbe rivelarsi devastante. Ecco perché si è deciso di bloccare tutto, anche la sala pompe dell'Enel. E qui il provvedimento del gip è legato all'incidente del 29 marzo: l'acqua di falda veniva reimpiegata nel ciclo produttivo dell'Eurallumina, il che secondo gli inquirenti potrebbe perfino prefigurare un'ipotesi di traffico illecito di rifiuti speciali che comunque al momento non viene contestata. Ora bisognerà aspettare le contromosse dell'Eurallumina e dell'Enel che si sono rivolte al professor Luigi Concas. Il provvedimento del giudice di Cagliari lascia intendere che l'Enel non abbia responsabilità precise perché sarebbe stata l'Eurallumina a chiedere di utilizzare le acque di falda accollandosi tutti gli oneri. E l'Enel avrebbe detto sì con la raccomandazione di effettuare tutti i prelievi. Ma è troppo presto per capire come si svilupperà l'indagine.
    MARIA FRANCESCA CHIAPPE
    Giovedì 24 settembre 2009 08.42
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    Marku


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    Messaggio  Marku Gio Set 24, 2009 1:50 pm

    Sequestrato Bacino fanghi rossi a Portovesme

    I carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Cagliari, assieme a quelli della Compagnia di Iglesias, hanno dato esecuzione al Decreto di sequestro preventivo (emesso dal Gip su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo) del nuovo e vecchio Bacino Fanghi Rossi di Portoscuso, nella zona industriale di Portovesme, località Su Stangioni-Foxi, e della vicina area sulla quale insiste la "Sala Pompe Enel" (pertinenza della Centrale Elettrica Enel).
    L'attività di indagine è nata il 29 marzo scorso in seguito alla rottura di una tubatura che collega la Sala Pompe dello Stabilimento Enel di Portovesme al vicino stabilimento Eurallumina, utilizzata per trasportare acque di falda risorgenti nella Sala Pompe. Il guasto - hanno spiegato gli inquirenti - ha causato una rilevante fuoriuscita delle stesse acque di falda che si sono riversate nell'asse industriale interna, strada Portoscuso-Paringianu, che separa i due stabilimenti.
    E' stata rilevata la presenza di fluoruri, boro, manganese e arsenico in percentuali che oltrepassano i limiti consentiti dalle vigenti normative. Nell'ambito degli accertamenti, inoltre, è stato portato alla luce un traffico illecito di rifiuti speciali anche pericolosi, costituiti da acque di falda contaminate affioranti nel sito denominato Sala Pompe Enel che dopo vari passaggi confluivano nel Bacino Fanghi Rossi.
    Su richiesta della Procura della Repubblica di Cagliari il Gip ha emesso la misura cautelare eseguita oggi. I reati ipotizzati sono quelli previsti di disastro ambientale doloso con inquinamento delle acque di falda cagionato dal bacino dei Fanghi Rossi.
    23/09/2009


    Custu benniri de sa Nuova, s'atru est de s'Unioni. Chi calincunu si pigara s'Osteo Porosi, ge no at a essi po debaras. Saludus indipendentistas.
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    Messaggio  Marku Ven Set 25, 2009 12:25 pm

    Polemiche sul parco Is Arenas
    Narbolia e Cuglieri dicono la loro

    Si infiammano le polemiche sul mega parco eolico al largo di Is Arenas, sulla costa Oristanese
    L'architetto Giuseppe Venturini, componente della Commissione di valutazione impatto ambientale del Ministero, ma soprattutto fratello di Isabella Venturini, amministratore unico di una delle due società coinvolte nel progetto, si difende: «Questa parentela non è una vergogna, non sarò io a valutare quel progetto».
    Intanto i consigli comunali di Narbolia e Cuglieri passano all'attacco: niente ecomostri nel nostro mare,
    Venerdì 25 settembre 2009 09.04
    Issohadore
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    morti industriali Empty I piani dell'Eni, i silenzi della Regione

    Messaggio  Issohadore Dom Set 27, 2009 9:40 pm

    In Sardegna arriva una bomba ecologica

    Di Paolo Figus
    Domenica 27 settembre 2009

    Cosa è un deposito di carburante che può contenere sino a un milione e 650 mila metri cubi di carburante? Risposta semplice: una bomba. E se questo deposito si trova nel meraviglioso Golfo dell'Asinara, il timore che la Sardegna rischi una catastrofe ecologica diventa più che reale.
    E' l'ultima trovata dell'Eni, questo mostro che guadagna cifre elevatissime, che pensa di tagliare posti di lavoro in Sardegna lasciandole in dote l'inquinamento. Prendi i soldi e scappa, in poche parole. Ieri L'Unione Sarda ha rivelato che nei piani Eni c'è questo parco serbatoi capace di inglobare un milione e 650 mila metri cubi -cioè la bellezza di un miliardo e 650 mila litri - di carburante, e non di olio d'oliva: e, sulle pagine del nostro giornale, abbiamo riportato subito le reazioni negative del sindaco di Porto Torres e del presidente della Provincia di Sassari. Reazioni giustificate, che diventano ancora più indignate conoscendo i retroscena. Che sono questi. Dopo un incontro informale tra Eni e sindacati di un mese fa, la settimana scorsa c'è stato un nuovo vertice, questa volta a Sassari. Ed è venuto fuori questa sorta di "do ut des" tra Eni e la Sardegna: io Eni non vado via da Porto Torres, però faccio il mega serbatoio, un grande deposito nazionale in grado di servire tutto il Mediterraneo. Cioè, volete conservare almeno parzialmente i posti di lavoro?, lasciateci fare e pazienza che le Bocche di Bonifacio siano un tratto di mare tra i più pericolosi e quindi ad alto rischio per le navi che le attraversano, e soprattutto per le petroliere col loro carico velenoso.
    Cosa vuol fare in sostanza l'Eni? Ha cinque raffinerie in Italia: Porto Marghera, Livorno, Gela, Priolo, Taranto. Una di queste può essere chiusa e così l'Eni raffinerà in futuro meno prodotti petroliferi e ne importerà invece di più dagli arabi e li commercializzerà. Così l'Eni continuerebbe la sua trasformazione passando da società che produce prodotti raffinati a società che produce denari. Che non sarebbe male, come idea, se non ci passasse di mezzo la Sardegna perché questo sarebbe il risultato finale: l'Eni fa più soldi, la Sardegna perde posti di lavoro e rischia di saltare per aria. Con questo giochino i settori di cumene e fenolo - che già sono stati fermati - non riprenderebbero a produrre e così il petrolchimico di Porto Torres funzionerebbe solo per metà; dei 740 lavoratori, duecento tornerebbero a casa, 45 sarebbero impiegati nel mega serbatoio. Cornuti e mazziati. Perché l'Eni mette sull'altro piatto della bilancia un investimento di 500 milioni di euro in dieci anni per le bonifiche. Peccato però che le bonifiche siano obbligatorie e non può passare per regalo un'attività prevista dalla legge.
    Ma al di là di tutto, quello che lascia choccati è la scarsa considerazione in cui viene tenuta la Sardegna, che da una parte ha bisogno di essere ripulita non solo a Porto Torres ma anche nel Sulcis o ad Ottana o a Macchiareddu, e invece, affamata di lavoro com'è semmai si trova costretta a non rifiutare questa nuova bomba ecologica. Così vanno i tempi, e non sono tempi belli. E su questo tema cosa dicono Regione e Governo?

    E ite keres ki niene o su tzornalista? NUDDA NARAN! E sos sardos si ci fikinti in sa bassa comente narat su sindigu de Scraffingiu...

    https://www.youtube.com/watch?v=HgSm1yAlPxo

    Saludos
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    Messaggio  Marku Mar Ott 20, 2009 10:48 am

    Portovesme Presentati in Provincia
    Fanghi rossi, i piani dell'Eurallumina per il nuovo bacino


    L'Eurallumina ha depositato ieri in Provincia tutti gli elaborati progettuali relativi all'ampliamento del bacino dei fanghi rossi verso il mare. «In settimana chiederemo all'amministrazione regionale di convocare un tavolo sull'argomento “bacino” al quale siano presenti tutte le parti in causa - dice l'assessore all'Ambiente, Bruno Pissard - poi sarà l'Eurallumina a dover chiedere l'attivazione della conferenza dei servizi».
    Al momento sono due i siti in ballo individuati per ospitare il nuovo deposito dei fanghi rossi, indispensabile per il riavvio della raffineria di allumina della Rusal: una è la pineta Inps di Matzaccara, ipotesi già respinta dal Consiglio Comunale di San Giovanni Suergiu; l'altro è l'ampliamento verso il mare del bacino già esistente a Portovesme. In teoria questo bacino avrebbe dovuto risolvere il problema dei fanghi rossi per i prossimi quindici anni, ma può durare ancora massimo quattro anni. Il Consiglio comunale di Portoscuso non si è ancora espresso su questa ipotesi perché non è ancora arrivata la richiesta formale da parte della società. E a questo punto, considerando il doppio parametro di ambiente ed economicità, l'opzione dell'ampliamento sembra avvantaggiata: il progetto è quello presentato qualche anno fa, quando si doveva individuare un nuovo sito da utilizzare dopo l'esaurimento del primo bacino.
    I lavoratori dell'Eurallumina, che da qualche settimana hanno ripreso la mobilitazione per sollecitare le istituzioni a trovare una soluzione in tempi rapidi, si sono dati appuntamento oggi a Cagliari, dove si svolgerà una riunione convocata dal Presidente della giunta regionale Ugo Cappellacci con i sindaci e le organizzazioni sindacali, per discutere insieme della crisi-Sulcis. Alcoa.
    Intanto c'è da registrare una nuova iniziativa dei delegati Cisl, Uil e Cub all'Alcoa di Portovesme: ieri mattina hanno bloccato ai cancelli per diverse ora tutti i camion in ingresso e in uscita, togliendo i blocchi solo dopo che sono stati messi in calendario gli incontri tematici richiesti dal sindacato. Un'iniziativa identica c'era stata all'Alcoa solo qualche giorno fa.
    ANTONELLA PANI

    20/10/2009
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    Messaggio  Europeista Dom Ott 25, 2009 12:02 am

    Saludi Marku,

    Tenes una mail pro kussa cosa de Iglesias.

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