SARDIGNA NATZIONE INDIPENDENTZIA - UNIDADE INDIPENDENTISTA

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Su Forum de sos Indipendentistas Sardos / Il Forum degli Indipendentisti Sardi


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juanna maria
Issohadore
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    Reddito di cittadinanza sarda (salario sociale).

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    Reddito di cittadinanza sarda (salario sociale). Empty Reddito di cittadinanza sarda (salario sociale).

    Messaggio  Issohadore Dom Mar 15, 2009 4:16 pm

    Mi faghio unu pessamentu supra su RdCS e lu kerio fagher presente peri a bois. No pessades ki kusta sorta de fundu economicu, intzentivet sa mandronia de sos jovanos sardos? De sa serie ki unu pitzoku, mankari bessidu dae s'iskola superiore, non tenende gana de istudiare sighinde a s'unversidade e manku de triballare, kirket de s'aprofittare de su RdCS e sighit a no fagher nudda? Dae sos 18 annos finas a kando potet sighire unu jovanu a tenner derittu de su RdCS? Saludos

    1.1 - Reddito di cittadinanza sarda (salario sociale).

    Una prima ed efficace misura per tamponare ed arginare il fenomeno della disoccupazione è il
    reddito di cittadinanza.
    Si tratta di un salario sociale erogato da specifici enti (Uffici del Lavoro Sardo), a partire dal
    18° anno di età, a tutti i cittadini sardi in caso di mancata occupazione(studenti universitari e
    specializzandi inclusi).
    La tutela costituita dal reddito di cittadinanza vuole agire nell’effettività i presupposti
    egualitaristici(nelle opportunità) di uno stato democratico, sanando quei gap, quelle
    lacune che nell’attuale schema societario riguardano le garanzie alle quali ogni essere umano
    ha comunque diritto per poter vivere una vita dignitosa.
    Il reddito di cittadinanza infatti, oltre a rappresentare un minimo supporto per l’autonomia
    dell’individuo(il cui destino viene così sottratto, almeno in parte, all’arbitrio del mercato),
    costituisce un argine ferreo al livellamento delle retribuzioni e delle condizioni salariali. La sua
    stessa esistenza impedisce, e legittima l’illegalizzazione, di qualsiasi forma lavorativa che
    scivoli sotto determinati standards retributivi e qualitativi. Il ricatto del lavoro in nero ed
    interinale, a condizioni di puro sfruttamento, verrebbe meno per la presenza di una fonte di
    sostentamento il cui importo rappresenterebbe una soglia sotto la quale nessuna
    retribuzione potrebbe scendere.
    Tale misura dunque non solo agisce sul piano quantitativo, estendendo la tutela degli
    inalienabili diritti umani, ma anche su un piano qualitativo: e questo sia nel momento in cui va
    a porre fuori dalla liceità le forme del lavoro che si trovano al di sotto di istituiti parametri
    minimi, sia nel momento in cui stabilisce che in una comunità un cittadino, in quanto essere
    umano, non può essere qualificato unicamente in base alla propria rendita sul piano della
    produzione; ed in tal senso non può vedere la realizzazione dei suoi diritti dipendere dal
    maggior o minor inserimento in ambito produttivo o dirigenziale.
    Le garanzie sociali sono un diritto di ogni essere umano, poiché costituiscono la base minima
    per poter aspirare ad una parità di opportunità nei processi societari.
    In questo contesto storico ci sembra si tratti di una proposta realistica, ben diretta ad
    abbozzare le alternative ad un modello economico ed esistenziale di tipo neo-liberista e
    mercantilista.
    Il Reddito di Cittadinanza Sarda (RdCS) vuole essere alieno alla logica assistenzialista e
    parassitaria in cui cadrebbe inevitabilmente se questo venisse inteso come semplice
    ammortizzare della progressiva “precarizzazione”: cioè se fosse inteso solo come uno
    strumento che non combatte ma lenisce ed argina blandamente gli effetti negativi della ormai
    costante instabilità lavorativa. Il RdCS è organico ad una più ampia e articolata azione di lotta,
    coerente con una visione sociale del lavoro e delle conseguenti progettualità politiche che,
    seppur in una logica riformista e graduale, portano in nuce un progetto di organizzazione
    anticapitalista.
    In estrema sintesi il RdCS non deve essere garanzia, per giunta pagata dai lavoratori, per
    poter portare avanti l’opera di disintegrazione del diritto al lavoro, a tutto vantaggio di
    mercanti e usurai. L’inevitabile peso della crisi sociale, derivante dall’alienazione, dallo
    sfruttamento e dalla costante pressione che un futuro sempre incerto porta con sé, non deve
    essere pagato dalle classi lavoratrici.
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    Messaggio  juanna maria Dom Mar 15, 2009 5:09 pm

    e si cussu zovanu chi naras tue mandrone, chi non atta gana de istudiare, si chircat travaju, pessas chi lu azapat?



    Laughing Razz Laughing
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    Messaggio  Issohadore Dom Mar 15, 2009 10:03 pm

    No Juanna Maria, fortzis no m'as kumpresu, deo intendo kustu kasu in sa futura Repubrika sarda, e pesso ki thando su tribagliu bi siet pro tottus, e propriu pro kustu fattu ki pesso ki kommunkas sos mandrones bi siene ugualmente a komente bi suni komo, non pessas? Oje est abberu ki triballu no b'indat, ma si notas su fattu ki no bi siet triballu est s'iskusa galu pius manna pro sos mandrones de no nde kirkare. Deo pesso ki su RdCS unu kras si lu pothat pikare peri kustu tipu de pessone e kin kustu est naturale pessare ki kusta gasta de pessones siet unu pesu pro sa kassa de sas intradas de sa Natzione sarda. Oppuru est unu fundu de sustentamentu esklusivu solu pro kie istudiat?
    Saludos
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    Messaggio  Europeista Dom Mar 15, 2009 10:05 pm

    Il salario sociale non è credibile per una serie di ragioni:

    1- Non ci sarebbero le finanze adeguate a coprire tutta la spesa.

    2- Per parlare di salario di cittadinanza occorre prima istituire a livello giuridico la cittadinanza Sarda, il chè presuppone il riconoscimento dell'istituto della Nazionalità Sarda.

    3- Il riconoscimento della Nazionalità Sarda nel quadro della Repubblica Italiana presuppone per quest'ultima la riforma delle istituzioni verso un'architettura federale dello stato, altrimenti sarebbe incostituzionale (anche se per ipotesi si trovassero i fondi).

    4- L'indipendentismo la deve finire di produrre soluzioni fantasiose che ci ridicolizzano ancora di più di fronte all'elettorato e deve proporre serie riforme.

    5- Le riforme si fanno se si governa.

    6- Si governa se non ci si settarizza e se non ci si ridocolizza di fronte alla Pubblica Opinione.
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    Messaggio  realista Lun Mar 16, 2009 11:21 am

    Questo del reddito di cittadinanza l'avevo pensato anche io però l'avevo chiamato "disoccupazione" e doveva essere più o meno così: l'avrei dato a tutti i disoccupati solo però nel caso in cui avessero lavorato per la società (arte, forestazione, turismo, cultura, archeologia, sociale, edilizia, ecc.) o approfondito i loro studi in modo da essere un investimento per tutti i Sardi (informatica, ricerca, storia, lingue, ambiente, fisica, ecc.). Per quanto riguarda i fondi non credo come dice europeista che non ce ne siano perchè questo sarebbe un reddito "sicuro" e per lo stesso motivo tutti coloro che lo percepirebbero non sarebbero più assistiti dallo stato per quel che riguarda la sanità, la casa e tutto il resto.
    In oltre sarebbe un reddito che darebbe diritto a percepire anche mutui e finanziamenti dalle banche. Il fatto poi che tutti i cittadini Sardi avessero un reddito sicuro, darebbe un forte impulso all'economia e tutte le piccole e medie imprese anche nei paesi più piccoli ne trarrebbero grosso beneficio (sia dal lavoro e dallo studio dei disoccupati che dalla quantità di denaro in circolazione). Naturalmente per fare questo ci vorrebbe una grossa lotta al lavoro nero e contemporaneamente bisognerebbe anche abbassare sensibilmente anche i costi per l'assunzione di personale dipendente per tutte le imprese che non superano un certo reddito. E' pieno di piccole imprese che avrebbero bisogno di aiuto e potrebbero crescere ma non lo fanno perchè le spese per un dipendente sono insostenibili in particolar modo in un momento come questo.
    Certo è un po' fantasioso come dice europeista, ma si fa per parlare e facendolo magari potrebbe uscirne fuori qualcosa di positivo..
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    Messaggio  juanna maria Lun Mar 16, 2009 1:36 pm

    Issohadore ha scritto:No Juanna Maria, fortzis no m'as kumpresu, deo intendo kustu kasu in sa futura Repubrika sarda..


    tanno ne faeddamus dopo Basketball
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    Messaggio  Zarathustra Lun Mar 16, 2009 7:12 pm

    Partiamo dalle cose certe: si può mettere in pratica. Lo ha già fatto la Regione Campania perciò lo può fare anche la R.A.S., poi lo si può chiamare come si vuole, non è certo questo il problema.
    Il problema è valutare i costi e i benefici: è chiaro che allevierebbe la condizione economica di molti ma allo stesso tempo per una grossa fetta dei beneficiare costituirebbe un disincentivo alla ricerca di un' occupazione, dipende dall' ammontare della cifra e dal centro preso in considerazione (con, ad esempio, 500 euro in un paesino del nuorese o del Campidano sopravvivi, ad Olbia e a Cagliari è più complicato).
    Inoltre vanno poste altre condizioni: ad esempio un limite temporale alla durata del sussidio; la revoca del sussidio una volta che arriva una chiamata da un ufficio di collocamento/agenzia del lavoro e questo lavoro non viene accettato e ; l' obbligo di frequentare un corso di formazione (gratuito) con la prospettiva di rendere più semplice l' ingresso nel mondo del lavoro.
    Così funziona nelle socialdemocrazie europee più avanzate, perciò Europeì, prima di rimettere in pista la solita tiritera anticomunista sarebbe meglio pensarci su due volte.
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    Marku


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    Reddito di cittadinanza sarda (salario sociale). Empty solidariedadi

    Messaggio  Marku Lun Mar 16, 2009 7:34 pm

    Saludi a totus, deu custas formas de solidadiedadi dh'as apu connottas in olanda in su 1984, fiant giai andendi ainantis diacci de unus cantus annus! Nci fiada una forma de controllu, poita ca depiast essi iscritu a un'ufficiu in comunicatzioni cun su comunu, si arribara una proposta de trabballu no si podiat nai ca nou aprus de duas bortas, poita ca sinuncas de s'asseniu ndi ismenguanta calincuna cosa, tenianta s'assistentzia po fai preguntas a asiendas chi circanta personali, a dispositzioni dhoi tenianta machinas po iscriri, aggiudanta a fai sa curricula e a agattai unu trabballu.A chini bolliara bivi foras de sa famillia dh'aggiudanta a si pagai un'affitu e in is istudius puru. No isciu chi imoi funtzionit ancora emu a depi pregontai a is parentis che dhoi tengu inias, no depiri pari cosa ne de bregungia e nimancu ideologica, poita custas formas de aggiuru esistint in atrus istadus europeus puru. Saludus indipendentistas.
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    Messaggio  Europeista Mer Mar 18, 2009 6:40 am

    Non ero rientrato in questo topic.

    Ma io ho valutato solo quello che c'era scritto nel primo intervento e stiamo parlando dell'attuale Regione Sarda. A parte che non si può paragonare uno stato ad una regione come la nostra per via della differenza inerente il rapporto entrate/uscite della macchina pubblica (che dopo dovrebbe coprire quelle spese), per il resto rimane il problema della revisione costituzionale in base al criterio di cittadinanza e nazionalità sarda sopra accennato.
    Sul paragone che la R.A.S. come un'altra regione potrebbe erogare un dato volume di ammortizzazione sociale non lo sappiamo, può darsi, dipende da tanti fattori, anche demografici. In ogni caso non sarebbe comunque un salario di cittadinanza sarda perché si tornerebbe sempre al problema della nazionalità. Anche in questo quindi non può essere fatto un parallelo con il sistema di altre regioni.
    Non sto facendo anti-comunismo, sto dicendo cosa secondo me non va bene in quella proposta.

    Spesso poi di comuni ammortizzatori sociali ce ne sono, ma è la poltica centralista che li dirotta non sulla base di effettive esigenze sociali ma politiche.

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