«Latte pessimo, nell’isola qualità da migliorare»
Sassari, allarme al convegno sui prezzi e sui costi di produzione nella pastorizia
SASSARI. Si doveva discutere di prezzo del latte. È finita con un incontro a più voci sui mali della pastorizia. Ma stavolta uno degli allarmi più pressanti non è stato sminuito. Ed è caduto qualche velo di riservatezza. Un po’ in tutta la regione infatti il quadro delle tutele preoccupa. Troppi animali malati. Troppi rischi per la salute. Troppe regole violate. «Così in media il latte ovino sardo sta diventando pessimo sia sotto il profilo sanitario sia sotto quello qualitativo», hanno rimarcato, senza peli sulla lingua, diversi specialisti.
E le «proprietà organolettiche» decantate da produttori, caseari, venditori? Sì, che dire di quelle caratteristiche per cui spesso gli operatori dell’isola guardano con disprezzo malcelato qualsiasi bottiglia, brik, formaggio, ricotta arrivi da oltremare? «In Sardegna gli elementi di valore aggiunto sono reali, esistono davvero - è stato risposto nella sostanza dagli esperti - Ma solo a patto che tutte le garanzie per il benessere dei capi, la raccolta del latte, la sua trasformazione siano sempre assicurate secondo parametri precisi di correttezza. E a condizione che pochi scriteriati e imprudenti non compromettano il lavoro dei moltissimi attenti alle norme d’igiene». A riprova della necessità di una forte sterzata, dal seminario-dibattito promosso a Sassari nell’a ula magna di Agraria è fra l’altro emerso che i premi Ue in certi casi sono distribuiti a pioggia. Senza cioè verifiche sull’e ffettivo abbattimento delle cariche batteriche prima che il prodotto fonte di criticità si mescoli con il latte qualitativamente ineccepibile.
Questioni certo non di poco conto. Soprattutto oggi che, come ha sottolineato il direttore sardo di Coldiretti, Luca Saba, replicando alle accuse di deresponsabilizzazione fatte da alcuni alla categoria, l’intero settore attraversa una crisi di sistema che non ha precedenti.
«Noi siamo rappresentanti eletti: possiamo essere sostituiti - ha ammonito - Altri che ora ci chiamano in causa addebitando inosservanze che ignoriamo restano da anni immobili nelle loro posizioni istituzionali». Sul nodo-sanità il docente di Agraria Antonello Cannas ha detto che i caseifici delle coop sono migliori di quelli privati, che 700mila capi su un totale di 2 milioni e 400mila pecore produttive soffrono di mastite e quindi perdono latte, che il comparto vaccino sotto questo riguardo gode di una salute ben più invidiabile. Sulle patologie da combattere sono poi intervenuti altri specialisti, dal dirigente dello Zooprofilattico Aldo Marongiu alla sua collega Agnese Cannas. Sollecitate sinergie e collaborazioni più strette fra tutti gli enti.
«Sulla scrapie abbiamo attivato un tavolo congiunto con l’a ssessorato alla Sanità», ha reso noto Giuseppe Pulina, docente universitario e direttore generale di Agris, l’agenzia per la ricerca in agricoltura, uno degli organizzatori dell’avvincente seminario insieme con i responsabili degli altri due istituti sardi, Argea (per il sostegno al settore) e Laore (sviluppo). Nella pastorizia si giocano interessi rilevanti: 16mila aziende familiari di base, 321mila tonnellate di latte ovi-caprino con una produzione annuale di 530mila quintali di formaggio, un fatturato che per la sola trasformazione sfiora i 400 milioni di euro. E così tanti già ieri hanno ridimensionato l’allarme-salute sostenendo l’i mpossibilità di basarsi su dati attendibili. E sottolineando invece le spese, che per i pastori continuano a lievitare.
Il titolo del convegno era del resto dedicato al prezzo del latte e al suo costo di produzione. Argomento che ha attirato nella facoltà di agraria quasi 350 tra allevatori, rappresentanti del mondo industriale, tecnici, consulenti, docenti. Un numero più che doppio rispetto alle poltroncine nella sala al centro del complesso accademico a suo tempo voluto a Sassari da Antonio Segni come ministro dell’Agricoltura. Una sala affollatissima dalle 9 alle 14.30, con decine di spettatori ad ascoltare le relazioni in piedi.
Temi e problemi che hanno visto in campo l’economista Marco Vannini, lo specialista dell’Associazione allevatori Sardegna Marino Contu, l’industriale Pierluigi Pinna, Antonio Pirisi dell’A gris, Giancarlo Rossi di Laore, Giuseppe Zuliani (Conad) per la distribuzione, imprenditori come Angelino Olmeo, amministratori come il sindaco di Ollolai Efisio Arbau. Tutti impegnati a districarsi tra analisi pessimistiche e altre con più di un motivo per continuare a sperare. Oltre che a indicare nuove strade per contenere i prezzi e restare competitivi sui mercati.
Con tante ricette possibili: incrementare la produzione a capo, migliorare la fertilità, allargare gli spazi di export al di là della penisola e degli Usa, potenziare l’osservatorio di studi avviato di recente. E, ultimo punto ma non certo per il suo rilievo, migliorare la qualità del latte garantendo l’effettivo abbattimento delle cariche batteriche ed evitando qualsiasi rischio.
(04 aprile 2009)
oe nde tenimus 5, bae e cunsideradi su valore chi potet tenner' cuss'Alt a su casu sardu chi hat postu sa Frantza ca semus deficitarios de certificazione antiscrapie .......
Sassari, allarme al convegno sui prezzi e sui costi di produzione nella pastorizia
di Pier Giorgio Pinna
SASSARI. Si doveva discutere di prezzo del latte. È finita con un incontro a più voci sui mali della pastorizia. Ma stavolta uno degli allarmi più pressanti non è stato sminuito. Ed è caduto qualche velo di riservatezza. Un po’ in tutta la regione infatti il quadro delle tutele preoccupa. Troppi animali malati. Troppi rischi per la salute. Troppe regole violate. «Così in media il latte ovino sardo sta diventando pessimo sia sotto il profilo sanitario sia sotto quello qualitativo», hanno rimarcato, senza peli sulla lingua, diversi specialisti.
E le «proprietà organolettiche» decantate da produttori, caseari, venditori? Sì, che dire di quelle caratteristiche per cui spesso gli operatori dell’isola guardano con disprezzo malcelato qualsiasi bottiglia, brik, formaggio, ricotta arrivi da oltremare? «In Sardegna gli elementi di valore aggiunto sono reali, esistono davvero - è stato risposto nella sostanza dagli esperti - Ma solo a patto che tutte le garanzie per il benessere dei capi, la raccolta del latte, la sua trasformazione siano sempre assicurate secondo parametri precisi di correttezza. E a condizione che pochi scriteriati e imprudenti non compromettano il lavoro dei moltissimi attenti alle norme d’igiene». A riprova della necessità di una forte sterzata, dal seminario-dibattito promosso a Sassari nell’a ula magna di Agraria è fra l’altro emerso che i premi Ue in certi casi sono distribuiti a pioggia. Senza cioè verifiche sull’e ffettivo abbattimento delle cariche batteriche prima che il prodotto fonte di criticità si mescoli con il latte qualitativamente ineccepibile.
Questioni certo non di poco conto. Soprattutto oggi che, come ha sottolineato il direttore sardo di Coldiretti, Luca Saba, replicando alle accuse di deresponsabilizzazione fatte da alcuni alla categoria, l’intero settore attraversa una crisi di sistema che non ha precedenti.
«Noi siamo rappresentanti eletti: possiamo essere sostituiti - ha ammonito - Altri che ora ci chiamano in causa addebitando inosservanze che ignoriamo restano da anni immobili nelle loro posizioni istituzionali». Sul nodo-sanità il docente di Agraria Antonello Cannas ha detto che i caseifici delle coop sono migliori di quelli privati, che 700mila capi su un totale di 2 milioni e 400mila pecore produttive soffrono di mastite e quindi perdono latte, che il comparto vaccino sotto questo riguardo gode di una salute ben più invidiabile. Sulle patologie da combattere sono poi intervenuti altri specialisti, dal dirigente dello Zooprofilattico Aldo Marongiu alla sua collega Agnese Cannas. Sollecitate sinergie e collaborazioni più strette fra tutti gli enti.
«Sulla scrapie abbiamo attivato un tavolo congiunto con l’a ssessorato alla Sanità», ha reso noto Giuseppe Pulina, docente universitario e direttore generale di Agris, l’agenzia per la ricerca in agricoltura, uno degli organizzatori dell’avvincente seminario insieme con i responsabili degli altri due istituti sardi, Argea (per il sostegno al settore) e Laore (sviluppo). Nella pastorizia si giocano interessi rilevanti: 16mila aziende familiari di base, 321mila tonnellate di latte ovi-caprino con una produzione annuale di 530mila quintali di formaggio, un fatturato che per la sola trasformazione sfiora i 400 milioni di euro. E così tanti già ieri hanno ridimensionato l’allarme-salute sostenendo l’i mpossibilità di basarsi su dati attendibili. E sottolineando invece le spese, che per i pastori continuano a lievitare.
Il titolo del convegno era del resto dedicato al prezzo del latte e al suo costo di produzione. Argomento che ha attirato nella facoltà di agraria quasi 350 tra allevatori, rappresentanti del mondo industriale, tecnici, consulenti, docenti. Un numero più che doppio rispetto alle poltroncine nella sala al centro del complesso accademico a suo tempo voluto a Sassari da Antonio Segni come ministro dell’Agricoltura. Una sala affollatissima dalle 9 alle 14.30, con decine di spettatori ad ascoltare le relazioni in piedi.
Temi e problemi che hanno visto in campo l’economista Marco Vannini, lo specialista dell’Associazione allevatori Sardegna Marino Contu, l’industriale Pierluigi Pinna, Antonio Pirisi dell’A gris, Giancarlo Rossi di Laore, Giuseppe Zuliani (Conad) per la distribuzione, imprenditori come Angelino Olmeo, amministratori come il sindaco di Ollolai Efisio Arbau. Tutti impegnati a districarsi tra analisi pessimistiche e altre con più di un motivo per continuare a sperare. Oltre che a indicare nuove strade per contenere i prezzi e restare competitivi sui mercati.
Con tante ricette possibili: incrementare la produzione a capo, migliorare la fertilità, allargare gli spazi di export al di là della penisola e degli Usa, potenziare l’osservatorio di studi avviato di recente. E, ultimo punto ma non certo per il suo rilievo, migliorare la qualità del latte garantendo l’effettivo abbattimento delle cariche batteriche ed evitando qualsiasi rischio.
(04 aprile 2009)
oe nde tenimus 5, bae e cunsideradi su valore chi potet tenner' cuss'Alt a su casu sardu chi hat postu sa Frantza ca semus deficitarios de certificazione antiscrapie .......