Plùminus ha scritto:Sardus Filius, faccio un po di fatica a seguirti.. allora, vediamo di chiarire meglio alcuni punti.
Siamo d'accordo che l'articolo 8 della legge 482 esclude di fatto per la lingua sarda la possibilità di produrre effetti giuridici. Il sardo nella pubblica amministrazione non può avere alcun valore legale. Il sardo non può essere lingua ufficiale, LSC o non LSC! che sia chiaro per tutti!
Ciononostante, l'impiego del sardo in ambito giuridico-amministrativo è giustificato, e anche auspicabile, in quanto migliorando lo status della lingua, dovrebbe contribuire alla promozione della stessa e quindi a favorirne uso e trasmissione.
Questi interventi rientrano perciò a buon diritto tra le modalità di tutela della "lingua e la cultura delle popolazioni (...) parlanti (...) il sardo." secondo quanto previsto dalla stessa legge 482 del 99.
Credo dunque che la tua critica non sia riferita genericamente all'idea del sardo nelle amministrazioni pubbliche, ma piuttosto a talune modalità di applicazione di quanto ci è riconosciuto dalla legge, e al fatto che tutti gli sforzi e i finanziamenti paiono destinati a quello che non è ne l'unico e probabilemnte nemmeno il modo miglior di inverstire i soldi pubblici per la tutela del sardo.
Non è il caso di ribadire che stante il contesto legislativo e sociolinguistico, le pressioni da parte di alcuni gruppi (lobby si autodefiniscono) volte all'inserimento capillare della LSC (o di qualsiasi altro standard) in ogni ambito amministrativo e non solo, oltre a non apparire necessario, può risultare addirittura inopportuno e dannoso. Siamo d'accordo.
Ti chiedo però, non credi che per esercitare proficuamente la tutela della lingua della "minoranza linguistica storica sarda", si imponga l'individuazione di varietà normative, koinè sovrallocali di riferimento, o semplici modelli ortografici unificanti che potrebbero facilitarne un uso moderno soprattutto scritto? Libri di testo,saggistica, giornalismo, comunicazione scientifica, softwars, per fare solo alcuni esempi. Io penso di si.
Non ti piace la LSC (manco a me), vorrei capire se la tua critica è rivolta in generale all'ipotesi di uno standard linguistico ortografico, che secondo me si rivelerebbe utile in alcuni ambiti, oppure è questa LSC in particolare a non piacerti? Ho capito che non ti garba ne per genesi ne per risultati raggiunti. Ma se pensi che occorra oggi una lingua tetto, quale è secondo te il modello normativo di riferimento che dovrebbe adottare la comunità linguistica sarda, o in che modo ci si potrebbe/dovrebbe arrivare?
capisco che ci possa essere qualche difficoltà, Plumì..., ma l'argomento si è talmente tanto aggrovigliato da creare confusione e fraintendimenti. Ora, cerchiamo di capire e di capirci: Cosa intendi quando parli di "tutela della lingua, di "minoranza linguistica storica sarda" e dell'individuazione di Koinè sovralocali di riferimento?
In questi tre interrogativi sono rinchiusi tutti i nodi della lingua sarda ma, quel che più mi stupisce, è come si torni sempre al modello di "uno standard linguistico ortografico", non si schioda, non si esce, non si cava un ragno dal buco. Quel che si continua a non voler comprendere è che alla L. 482/1999 non gli importa nulla dello standard ortografico (che riguarda la lingua scritta), mentre afferma di tutelare la "minoranza linguistica storica che parla il sardo". Tra il parlare e lo scrivere, seppure molto sottilmente, esiste una netta separazione e distinzione tale da interessare tutti i registri; c'è una differenza talmente grande da essere paragonata a quella che esiste tra il dire e il fare (e sappiamo come di mezzo ci sia il mare!).
Non mi piace la LSC, è vero, ma non è un discorso strettamente linguistico bensì giuridico, politico ed amministrativo. La mia critica alla politica linguistica della Regione non è diretta alla LSC, alla LSU o ad una qualche varietà dialettale del sardo, quanto invece alla mancata applicazione dei requisiti richiesti dalla Legge per sottoporre a tutela la "minoranza sarda". Non è politica la mia critica, non è letteraria o filosofica ma prettamente giuridica, non si criticano le regole lessicali, grammaticali o altro, bensì l'impostazione data alle norme, dalle quali emerge una disparità di trattamento tra minoranze linguistiche e minoranze linguistiche che devono "parlare".
Oggi quelli della Lobby (ma ci rendiamo conto del valore che comunica questo termine inglese entrato nel nostro vocabolario nazionale? Ma ci rendiamo conto di cosa sia una "lobby"?) voltano in sardo gli atti dell'amministrazione italiana (che sia lo Stato, la Regione, la Provincia od il Comune non è che cambi molto), qualcuno è arrivato persino a tradurre la "legge catalana", da Gavino pare si stia lavorando per voltare in sardo persino quella irlandese e quella scozzese, ma nessuno sembrerebbe essersi accorto dell'imbroglio che si è perpretato. Parlo di imbroglio perchè si sono aggirate le norme fino al punto di raggirarle e, finchè le si aggira tutto va bene, ma quando si raggirano le norme il comportamento che ne consegue assume i caratteri dell'illecito o, andando bene, dell'illegittimo.
Ho operato nello
sportello comunale della lingua sarda per tutto il 2008 e conosco in maniera dettagliata "il problema", credo di essere l'unico ad aver raggiunto gli obiettivi del progetto per il quale sono stato assunto nella PP.AA., in tre mesi ho risolto "il progetto" e, se non sono emersi i frutti, è soltanto perchè è mancata la volontà e la sensibilità politica di chi amministra il Comune dello sportello col quale ho collaborato.
Dai, iniziamo a darci qualche definizione, dobbiamo cercare di comprendere bene, perchè la "minoranza linguistica" (storica o meno che sia) e categoria differente da "popolo" o da "nazione". Cosa si intende, allora, per "minoranza linguistica" e, nell'ipotesi, chiediamoci quali siano le categorie che la caratterizzano. Cerchiamo di trovare una qualche relazione tra la "minoranza linguistica storica" di cui alla L. 482/1999 il "popolo" di cui ci parla la L.R. 26/1997 che Soru "vorrebbe cambiare".
Tu riduci l'argomento "Lingua Sarda" all'
individuazione di varietà normative, koinè sovrallocali di riferimento, o semplici modelli ortografici unificanti che potrebbero facilitare "un uso moderno" soprattutto scritto: Libri di testo,saggistica, giornalismo, comunicazione scientifica, softwars, per fare solo gli esempi che citi, ma perchè individuare fantomatiche "Koinè" sovralocali per forzare "usi moderni" del sardo, se è la modernità che lo sta uccidendo?
Mettiamoci un attimino la mano sulla Coscienza, se ci pensi in Sardo ci si può fare persino l'esame, in italiano (strano) ci viene sempre un pò male, immagina che tipi che dobbiamo essere, a volte riusciamo a mentire persino a noi stessi!!!