SARDIGNA NATZIONE INDIPENDENTZIA - UNIDADE INDIPENDENTISTA

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    QUESTIONE ECONOMICA

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    Messaggio  Admin Lun Feb 02, 2009 3:56 am

    QUESTIONE ECONOMICA

    a SardigLna è una terra ricca di risorse materiali, ambientali, agricole, energetiche ed
    umane. Risorse materiali sono le nostre materie prime da cava, le sabbie silicee, il granito, i
    metalli, le leghe speciali, il caolino e il piombo. Risorsa ambientale è il nostro territorio
    nazionale, con il suo mare, le sue coste, i boschi, il paesaggio. Risorsa agricola sono i nostri
    terreni adatti a diversi tipi di coltivazione: olivi, vite, sughere, orti, serre, oltre al pascolo per il
    nostro immenso capitale ovino e bovino. Risorse energetiche sono il nostro sole, il vento ma
    anche il carbone, se utilizzato con le giuste tecnologie. Risorsa umana siamo noi stessi, i
    nostri codici linguistici ed elaborativi, la nostra storia e le nostre tradizioni, il nostro modo di
    entrare in contatto con gli altri popoli e le altre culture.
    Eppure, nonostante la ricchezza presente nella nostra nazione, il popolo sardo da decenni è
    costretto a fare i conti con una situazione indotta di sottosviluppo, di disoccupazione e
    quindi di ripresa massiccia dell'emigrazione. Questa realtà è determinata da almeno due
    cause principali: la pluridecennale imposizione di una economia completamente
    slegata dalle esigenze e risorse della Sardigna e l'utilizzo dei fondi per gli
    investimenti nei vari settori (legge 488 in primis) a puro scopo speculativo (cioè
    incamerare finanziamenti pubblici di varia natura e chiudere dopo pochi anni dichiarando crisi o
    fallimento) e non per creare lavoro e benessere.
    Proponiamo quindi che la regione promuova immediatamente una serie di gruppi di
    studio di economisti sardi, col coinvolgimento di giovani laureati in materie economicopolitiche,
    che portino avanti:
    - Uno studio dettagliato di tutta l'economia sarda esistente, delle aziende produttive e di
    quelle in crisi, di tutti i settori (agroalimentare, artigianale, industriale, turismo, servizi,
    etc.);
    - Uno studio delle possibilità di incremento delle produzioni redditizie;
    - Uno studio dei mercati mondiali e delle effettive possibilità di sviluppo dei prodotti sardi;
    - Uno studio sul consumo locale in sardigna.
    Il tutto finalizzato a conseguire una conoscenza globale che permetta di attuare una seria
    politica di medio e lungo termine che sostenga e promuova le attività produttive e che
    tenga conto della disoccupazione e del precariato esistenti in Sardigna, ma anche della
    legittima aspirazione degli emigrati a fare ritorno in Sardigna con mutate condizioni socioeconomiche.
    Riconversione industriale. Per andare incontro ad un vero sviluppo è necessario che
    il settore industriale sia strettamente legato alle risorse e alle esigenze reali
    dell'economia sarda. Basta con investimenti industriali truffaldini che si propongono di
    lavorare materie prime qui inesistenti e con progetti slegati dalle esigenze della nostra
    economia! Proponiamo una politica di medio e lungo termine di incentivazione
    pubblica per lo sviluppo capillare di un settore industriale legato alla lavorazione,
    trasformazione e valorizzazione delle risorse, umane e naturali, presenti in Sardigna.
    Approvazione di una legislazione adeguata che limiti il più possibile la possibilità per
    gli imprenditori (stranieri o sardi che siano) di beneficiare dei contributi pubblici (legge
    488 in primis), per poi chiudere gli impianti dopo pochi anni lasciando solo fame,
    disoccupazione ed emigrazione, così com’è successo troppe volte negli ultimi decenni.
    Proponiamo l’approvazione di una legge “regionale” che impedisca, in caso di
    chiusura degli impianti, di trasferire al di fuori della Sardigna qualsiasi bene,
    materiale o immateriale, sia stato acquistato tramite il finanziamento di fondi
    pubblici. Analogamente la Regione Sarda deve poter rilevare le infrastrutture e i
    macchinari finanziati con soldi pubblici, nel momento in cui l'impresa che ha ricevuto
    il finanziamento dichiari fallimento.
    In tal modo si eviterà di attirare in Sardigna imprenditori interessati esclusivamente ad
    incassare il finanziamento pubblico e verrà messo un argine al fenomeno delle imprese che
    ricollocano o rivendono all'estero i macchinari pagati con denaro pubblico, per poi lasciare
    migliaia di sardi cassintegrati o disoccupati.
    Avviamento di un programma di studio e di analisi finalizzato alla costituzione di un
    Marchio di qualità del latte ovino e caprino sardo. Queste qualità di latte, uniche al
    mondo, vengono ancor oggi considerate alla stregua di un latte di tipo industriale qualsiasi, e
    quindi pagate a prezzi miseri dagli industriali lattiero-caseari. Il Marchio di qualità
    renderebbe i pastori proprietari di un prodotto certificato di altissima qualità e li
    metterebbe su un piano di maggiore forza nella contrattazione con gli industriali. Ciò
    impedirebbe il drenaggio all’estero di una grossa parte di ricchezze derivanti da uno dei nostri
    settori agro-alimentari più significativi.
    Proponiamo l’avvio di politiche che favoriscano il consumo dei prodotti locali derivati
    dall’agricoltura e dall’allevamento, oltre che la valorizzazione di una gestione
    sostenibile del territorio (campagne di forestazione, investimento sulle filiere
    produttive e sul turismo rurale). Per quanto riguarda i centri non costieri, dovranno esser
    previste delle deroghe alla legge urbanistica, in merito alle costruzioni a servizio di piccoli
    poderi agricoli che permettano la sopravvivenza della microeconomia basata sulla
    coltivazione e sull’allevamento a conduzione familiare.
    Non siamo affatto contro il turismo, anzi incentiveremo attraverso un bando di finanziamento
    di infrastrutture per aziende del settore che escluda drasticamente tutte quelle che non
    rispettano e non hanno rispettato l'ambiente. Daremo priorità ai piccoli imprenditori sardi ed
    impediremo la cementificazione dei grandi villaggi turistici, perché negli ultimi anni questo
    processo ha compromesso seriamente le nostre coste e ha drenato un flusso cospicuo di
    capitali fuori dalla Sardigna lasciando spesso ai giovani sardi solo le briciole del lavoro
    stagionale.
    Proponiamo un programma per la razionalizzazione dei consumi interni in base alle
    esigenze dei sardi e non di quelle del grande capitale. È assurdo che noi consumiamo
    beni del settore agroalimentare che arrivano da centinaia o migliaia di km di distanza mentre
    lo stesso bene prodotto qua va a finire altrove. Questo meccanismo va a scapito della qualità
    degli alimenti (e quindi della nostra vita), che trascorrono settimane prima di essere
    consumati, dell'ambiente (il trasporto di migliaia di tir che potrebbe essere evitato), dei costi
    per il consumatore e soprattutto dell'economia locale.
    Proponiamo che una grossa fetta delle risorse rese utili dai tagli di spesa degli ultimi bilanci
    della Regione siano spese per un bando di finanziamento per l'inserimento nel mondo del
    lavoro dei disoccupati: incentivi a fondo perduto per progetti presentati da disoccupati
    residenti in Sardigna.
    Siamo la regione geografica europea con la più alta concentrazione di ipermercati. Questo,
    come tutti sanno, ha generato diseconomie nel territorio e abbassamento della qualità dei
    prodotti consumati, a tutto vantaggio delle multinazionali che detengono questi centri
    commerciali. Proponiamo che venga immediatamente impedita l'apertura di nuovi
    centri commerciali in Sardigna e che viceversa si dia impulso, con procedimenti mirati,
    alla ripresa dei mercati comunali ed intercomunali, nei quali si saltano parecchie delle
    intermediazioni tra produttore e consumatore, in modo da creare un chiaro vantaggio ad
    entrambi.
    Per la tutela dell’artigianato locale proponiamo l’avvio di politiche di incentivazione,
    valorizzazione e promozione in ambito nazionale ed internazionale. La giunta Soru ha
    fatto chiudere i battenti all’ente regionale ISOLA, sicuramente fonte di sprechi e
    clientele, ma ha lasciato gli artigiani in balia di sé stessi senza approntare una seria
    politica di sostegn, raccordo e incentivazione di questo importante settore insieme
    economico e culturale.

      La data/ora di oggi è Dom Mag 19, 2024 2:06 pm