Caso “Bellomonte”: al via petizione popolare per il rispetto dell'intesa sulla territorialità della pena
A Manca: “Per Bruno la militanza politica è un atto d’amore verso la terra che lo ha accolto fraternamente e che desidera vedere libera”
foto
(IlMinuto) – Cagliari, 3 ottobre - "Sono stato scarcerato solo perché ho avuto la fortuna di poter dimostrare di non essere l'autore dell'attentato di Porto Cervo che mi veniva addebitato, visto che in quel periodo stavo mangiando cous cous in Tunisia. Loro però hanno sentito 'Brù' in un'intercettazione e subito hanno dedotto: in A Manca c'è un Bruno, quindi è Bellomonte. E badate che se non fossi andato in un paese dove è necessario vistare il passaporto ora sarei ancora a Buoncammino". Questa la dichiarazione che Bruno Bellomonte aveva rilasciato all'Unione Sarda (2 agosto 2006) dopo 18 giorni di carcerazione sulla base di accuse basate solo su intercettazioni. Accuse che poi si sono rivelate del tutto infondate. La storia si è ripetuta nel 2009. Il 10 giugno Bruno Bellomonte, 60 anni, ferroviere "rosso" e dirigente di A Manca pro S'Indipendentzia, è stato arrestato con l'accusa - ancora una volta basata solo su intercettazioni - di aver preso parte ad un tentativo di riorganizzazione del brigatismo rosso in occasione del previsto G8 a La Maddalena.
"Bruno - ha dichiarato a IlMinuto il responsabile dell'ufficio stampa di Amp Cristiano Sabino - è stato sbattuto in prima pagina per la seconda volta nell'arco di tre anni. E' stato fermato a Roma mentre tornava da una visita in famiglia a Palermo (è di origine siciliane) è stato subito rinchiuso in regime di totale isolamento". A fine luglio il trasferimento in Calabria. "E' stato trasferito - ha spiegato Sabino - e per tre giorni nessuno ha avuto sue notizie, nemmeno gli avvocati. Alla fine abbiamo saputo che è stato deportato (perché di deportazione si tratta) a Catanzaro, cioè nel luogo più lontano possibile dalla Sardigna dove abita sua moglie che per andare a trovarlo impiega ogni volta due giorni di viaggio e deve affrontare una spesa di 400 euro. Le stesse modalità di trasferimento da Roma a Catanzaro ricordano più il trasferimento di bestie da soma che di esseri umani: il viaggio è durato 12 ore trascorse in un pullman dell'amministrazione penitenziaria dentro una gabbia e con le manette per tutta la durate del viaggio. Con temperature impossibili da sopportare e con soltanto un panino e una bottiglia d'acqua a disposizione".
Bellomonte è stato sottoposto per 45 giorni al regime di isolamento totale, con soli dieci minuti d'aria in una celletta senza soffitto. "Non abbiamo paura a definire questo odioso trattamento - ha detto l'addetto stampa di Amp - come una forma di tortura. Un trattamento finalizzato a spezzare le resistenze morali, intellettuali ed umane di una persona che si trova in galera solo per le sue ferree convinzioni e per la sua attività politica". Dal momento dell'arresto ("un attacco repressivo nei confronti del movimento", sottolinea Sabino) il partito indipendentista di sinistra si è battuto per chiedere la liberazione del suo dirigente con manifestazioni di piazza, azioni dimostrative e volantinaggi "per raggiungere - ha spiegato il responsabile comunicazione di A Manca - direttamente il nostro popolo ed informarlo dei fatti scavalcando la censura mediatica".
A Manca ha chiesto ai prefetti di Sassari e di Catanzaro il rispetto della territorialità della pena, sancito dalla legge 374 del 1975 e dall'intesa fra la Regione Sardegna e il Ministero della Giustizia. Anche il Consiglio regionale ha approvato una mozione per chiedere il rispetto di norme e intese sulla territorialità, chiedendo - implicitamente - il trasferimento di Bellomonte nell'Isola. Nei giorni scorsi ha cominciato a chiedere il rispetto della territorialità della pena anche una petizione popolare promossa da un comitato spontaneo (territorialitadellapena@gmail.com) composto dagli amici e dalla moglie di Bellomonte. E' possibile sottoscrivere la petizione anche nella libreria Odradek di Sassari.
Nonostante l'arresto, ha sottolineato Sabino "la sua presenza nei circoli ricreativi di Sassari, nelle feste popolari, nelle strade, fra la gente, si sente e pesa come un macigno nel corso delle nostre giornate e in quelle di chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo. Bruno ama la socialità ed è sempre in moto perpetuo. Le sue passioni occupano gran parte delle 150 pagine della custodia cautelare, che sono dedicate quasi interamente a chiacchierate sulla pesca, su escursioni naturalistiche e sul tempo libero, non tralasciando ovviamente la sua passione centrale e vitale: la politica. E' un uomo che ama profondamente la vita e la socialità e per lui la militanza politica è semplicemente un atto d'amore verso una terra che lo ha accolto fraternamente e che lui desidera, come tanti altri sardi, vedere e prosperare libera e indipendente".
La solidarietà a Bellomonte ha superato i confini dell'indipendentismo e delle amicizie. "Bruno è un personaggio pubblico che non ha niente da nascondere - ha scritto "Il minatore rosso" Antonello Tiddia della Rete 28 aprile della Cgil - è un militante del partito indipendentista sardo Amp. E'stato candidato alle ultime elezioni regionali sarde e il suo agire è antitetico a quello delle Brigate rosse". Del "caso Bellomonte" si è discusso anche sabato scorso a Roma in un'assemblea - nella Casa del Popolo del Trionfale - con la partecipazione dello stesso Tiddia e di Massimo Chironi di A Manca.
A Manca: “Per Bruno la militanza politica è un atto d’amore verso la terra che lo ha accolto fraternamente e che desidera vedere libera”
foto
(IlMinuto) – Cagliari, 3 ottobre - "Sono stato scarcerato solo perché ho avuto la fortuna di poter dimostrare di non essere l'autore dell'attentato di Porto Cervo che mi veniva addebitato, visto che in quel periodo stavo mangiando cous cous in Tunisia. Loro però hanno sentito 'Brù' in un'intercettazione e subito hanno dedotto: in A Manca c'è un Bruno, quindi è Bellomonte. E badate che se non fossi andato in un paese dove è necessario vistare il passaporto ora sarei ancora a Buoncammino". Questa la dichiarazione che Bruno Bellomonte aveva rilasciato all'Unione Sarda (2 agosto 2006) dopo 18 giorni di carcerazione sulla base di accuse basate solo su intercettazioni. Accuse che poi si sono rivelate del tutto infondate. La storia si è ripetuta nel 2009. Il 10 giugno Bruno Bellomonte, 60 anni, ferroviere "rosso" e dirigente di A Manca pro S'Indipendentzia, è stato arrestato con l'accusa - ancora una volta basata solo su intercettazioni - di aver preso parte ad un tentativo di riorganizzazione del brigatismo rosso in occasione del previsto G8 a La Maddalena.
"Bruno - ha dichiarato a IlMinuto il responsabile dell'ufficio stampa di Amp Cristiano Sabino - è stato sbattuto in prima pagina per la seconda volta nell'arco di tre anni. E' stato fermato a Roma mentre tornava da una visita in famiglia a Palermo (è di origine siciliane) è stato subito rinchiuso in regime di totale isolamento". A fine luglio il trasferimento in Calabria. "E' stato trasferito - ha spiegato Sabino - e per tre giorni nessuno ha avuto sue notizie, nemmeno gli avvocati. Alla fine abbiamo saputo che è stato deportato (perché di deportazione si tratta) a Catanzaro, cioè nel luogo più lontano possibile dalla Sardigna dove abita sua moglie che per andare a trovarlo impiega ogni volta due giorni di viaggio e deve affrontare una spesa di 400 euro. Le stesse modalità di trasferimento da Roma a Catanzaro ricordano più il trasferimento di bestie da soma che di esseri umani: il viaggio è durato 12 ore trascorse in un pullman dell'amministrazione penitenziaria dentro una gabbia e con le manette per tutta la durate del viaggio. Con temperature impossibili da sopportare e con soltanto un panino e una bottiglia d'acqua a disposizione".
Bellomonte è stato sottoposto per 45 giorni al regime di isolamento totale, con soli dieci minuti d'aria in una celletta senza soffitto. "Non abbiamo paura a definire questo odioso trattamento - ha detto l'addetto stampa di Amp - come una forma di tortura. Un trattamento finalizzato a spezzare le resistenze morali, intellettuali ed umane di una persona che si trova in galera solo per le sue ferree convinzioni e per la sua attività politica". Dal momento dell'arresto ("un attacco repressivo nei confronti del movimento", sottolinea Sabino) il partito indipendentista di sinistra si è battuto per chiedere la liberazione del suo dirigente con manifestazioni di piazza, azioni dimostrative e volantinaggi "per raggiungere - ha spiegato il responsabile comunicazione di A Manca - direttamente il nostro popolo ed informarlo dei fatti scavalcando la censura mediatica".
A Manca ha chiesto ai prefetti di Sassari e di Catanzaro il rispetto della territorialità della pena, sancito dalla legge 374 del 1975 e dall'intesa fra la Regione Sardegna e il Ministero della Giustizia. Anche il Consiglio regionale ha approvato una mozione per chiedere il rispetto di norme e intese sulla territorialità, chiedendo - implicitamente - il trasferimento di Bellomonte nell'Isola. Nei giorni scorsi ha cominciato a chiedere il rispetto della territorialità della pena anche una petizione popolare promossa da un comitato spontaneo (territorialitadellapena@gmail.com) composto dagli amici e dalla moglie di Bellomonte. E' possibile sottoscrivere la petizione anche nella libreria Odradek di Sassari.
Nonostante l'arresto, ha sottolineato Sabino "la sua presenza nei circoli ricreativi di Sassari, nelle feste popolari, nelle strade, fra la gente, si sente e pesa come un macigno nel corso delle nostre giornate e in quelle di chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo. Bruno ama la socialità ed è sempre in moto perpetuo. Le sue passioni occupano gran parte delle 150 pagine della custodia cautelare, che sono dedicate quasi interamente a chiacchierate sulla pesca, su escursioni naturalistiche e sul tempo libero, non tralasciando ovviamente la sua passione centrale e vitale: la politica. E' un uomo che ama profondamente la vita e la socialità e per lui la militanza politica è semplicemente un atto d'amore verso una terra che lo ha accolto fraternamente e che lui desidera, come tanti altri sardi, vedere e prosperare libera e indipendente".
La solidarietà a Bellomonte ha superato i confini dell'indipendentismo e delle amicizie. "Bruno è un personaggio pubblico che non ha niente da nascondere - ha scritto "Il minatore rosso" Antonello Tiddia della Rete 28 aprile della Cgil - è un militante del partito indipendentista sardo Amp. E'stato candidato alle ultime elezioni regionali sarde e il suo agire è antitetico a quello delle Brigate rosse". Del "caso Bellomonte" si è discusso anche sabato scorso a Roma in un'assemblea - nella Casa del Popolo del Trionfale - con la partecipazione dello stesso Tiddia e di Massimo Chironi di A Manca.